Per molti ex-studenti, il 1° ottobre, oggi, è ricordato come l’inizio dell’anno scolastico di un tempo. Si trattava di un autentico punto di partenza che imponeva allo studente un radicale cambio di abitudini. La vecchia scuola era stata oggetto di grandi lavori di pulizia, i bagni odoravano di “verochina”, il grande corridoio superiore era attrezzato per la mensa che sarebbe partita dopo pochi giorni. La maestra Giulia Zorzini appariva severa, ma in realtà era un’insegnante molto buona: i compiti del primo giorno di scuola erano costituiti dalla preparazione di una bella “uišča”, la bacchetta abbastanza lunga, fatta con la “bèka” del gelso. La più bella e maneggevole sarebbe stata trattenuta dalla maestra quale monito per una buona condotta degli allievi. Si dovevano anche preparare le stecoline fatte con i tralci più regolari della venjika (vite). Lunghe 10 cm., servivano per le prime rudimentali lezioni di matematica. La maestra Rade Podrecca Emma era una signora piuttosto bassa di statura, superata in altezza dalla magior parte dei ragazzi di quinta. È ancora considerata la regina dei pensierini. A marzo-aprile i ragazzi erano disperati, un po’ come la nostra Redazione: non sapevano più cosa scrivere. C’era poi la maestra Antonia Pussini, detta l’americana. Era ipovedente e forse anche “ipoparlante” visto che l’italiano lo conosceva a spanne, così come conosceva a spanne probabilmente l’inglese. La maestra Delfina Manzini Costaperaria era molto preparata e aveva una straordinaria capacitò di interagire con gli alunni. La maestra Annunziata Iussa di Ponteacco, allora residente a San Pietro al Natisone, è ancora ricordata come una maestra infinitamente buona e molto preparata. Per gli allievi, “sapeva tutto”. Grazie a lei, chi scrive questa notizia è stato in grado di superare l’esame di quinta con un “ottimo risultato”.