Arrivarono a Ponteacco tre nuove maestre che provenivano da San Pietro. In quei tempi le maestre erano molto rispettate sia dai bambini che dai genitori. Erano figure autorevoli, depositarie del “sapere “. I nostri nonni erano analfabeti o semianalfabeti. Sapevano apporre la propria firma sotto una lettera, scritta da altri sotto dettatura, o sotto un documento, pure redatto da altri. Alcuni, addirittura, per firmare usavano una croce. I nostri genitori avevano fatto le elementari ed alcuni, pochi, leggevano il giornale. Pochissimi avevano libri in casa, forse il libretto delle preghiere o il libretto del negoziante che segnava gli articoli acquistati. Dunque, l’arrivo di queste maestre cambiò molto. Parlavamo italiano a scuola e venivamo trattati con una giusta severità. Imparammo canzoni e giochi ed eravamo contenti e in silenzio assoluto, quando la maestra ci leggeva qualche pagina di un libro, ogni giorno un capitolo. Per me, il fatto che la maestra ci ascoltasse e facesse un complimento per un lavoro bene eseguito, era motivo di grande gioia. Potevamo raccontare a casa che la maestra era contenta di noi.