(Articolo di Elvira C.)
Chi tra quelli nati tra gli anni ‘60 i primi anni ‘70 non è stato spedito in una colonia al mare o in montagna? Quante lacrime! Si veniva presi e portati lontano da casa, per vivere un’esperienza che poteva essere per alcuni divertente e per altri paragonabile un servizio militare! Al giorno d’oggi le cose sono decisamente cambiate, non si chiamano più colonie ma campus o campi estivi e vengono svolti soprattutto per migliorare la crescita dei ragazzi o per svagarsi. Questi campi sono presenti sempre in località marittime o di montagna, con attività incentrate sullo sport, sulle passioni che hanno i ragazzi o sull’apprendimento delle lingue straniere, comunque sempre attività finalizzate al miglioramento della salute fisica, della crescita culturale della persona, attraverso anche lo sviluppo delle relazioni sociali. Comunque sia, trascorrere da adolescenti dei giorni lontano dalla propria zona di conforto famigliare è sicuramente un’esperienza formativa. Quelle che venivano chiamate colonie, in Italia sono nate nei primi decenni dell’Ottocento in Toscana e poi si sono lentamente allargate anche in Emilia Romagna e in altre zone dell’Italia. Con l’avvento del Fascismo vennero poi diffuse ulteriormente come strutture rivolte al sostegno delle famiglie disagiate. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Repubblica Italiana riconobbe il carattere formativo di queste strutture, che vennero rivolte a tutti i bambini e ragazzi, non solo a quelli appartenenti a fasce svantaggiate, e passarono sotto la competenza di amministrazioni locali o di enti pubblici. In alcuni casi poi ci furono anche delle colonie organizzate da grandi aziende private, come colonie estive per i figli dei dipendenti.