13.05.2023, L’aspetto del nostro territorio

   Possiamo tranquillamente definire “civiltà occidentale” quella che ha regolato la costruzione dei nostri paesi, comune a tutte le aree rurali di montagna e collina, abitate fin dal X secolo. Anche il nostro paese ha rispettato lo schema identico a quello di altri, sia del Friuli che da zone ben più lontane. Quattro erano gli ambiti che costituivano il nostro territorio per molti secoli: 1. il bosco, limitato alle zone più lontane del paese; 2. i prati utilizzati per i pascoli fino a fine ‘800 e poi mantenuti a prato per la fienagione; 3. le terre coltivate a cereali con frutteti e arnjàde, i filari di uva; 4. il paese con le sue case circondate da cortili, da alcuni recinti, con orti lavorati in permanenza, ben vangati e concimati, ricchissimi di verdure di ogni qualità e motivo d’orgoglio per la padrona di casa. Dopo secoli e secoli di duro lavoro e di costanti cure, in soli 50 anni siamo riusciti a passare dal punto 1 al punto 4, dal bosco alle case. Le abitazioni erano costruite prevalentemente con il legno fino al ‘500, poi con le pietre recuperate in varie cave del territorio e lavorate da esperti scalpellini. Le pietre erano “incollate” con la calce ed episodi sismici hanno letteralmente devastato il territorio. La stalla era situata nelle immediate vicinanze e a pochi metri da casa c’era il gnojàk, il letamaio capace di emanare un odore non gradevole, ma neppure insopportabile: faceva parte del contesto. Fino agli inizi del ‘900 il pavimento era in terra battuta, poi si è passati alle planette che rivestivano i pavimenti delle cusine sporcje. L’acqua potabile corrente è entrata nelle case solo dopo gli anni ’50 e si diffuse piuttosto lentamente in tutte le abitazioni. Un ruolo importante ebbero le fontane pubbliche: una di fronte alla scuola, poco più in su di fronte ai Carlini, poi la fontana principale della piazza, quella della Goriza e infine un piccolo rubinetto pubblico nei pressi di casa Del Zotto.  

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