Abbattuta la pianta, con i segoni si ricavava la preziosa trave pesante decine di quintali, che con enorme fatica fisica era posizionata su ciò che sarebbe diventato il colmo del tetto. Il legname dei boschi aveva tre tipi di destinazione: legna da ardere, legname per costruzioni e legname per attrezzi. In paese e in generale in tutte le Valli non esiste traccia di tavole o travi di conifere utilizzati per la costruzione delle vecchie case. Oggi con il legno lamellare, stanno comparendo anche da noi elementi in pino, larice o abete, pur essendo un legno non autoctono. In Alto e Medio Adige l’esempio è opposto poiché con il legno di conifere si costruisce tutto: baite, terrazzi, linde, sottotetti. Ad esempio, la palòta della madia, con la quale si prelevava la farina, oggi di metallo al mulino, era costruita con il legno d’acero, così com’erano pregiati i mestoli creati con lo stesso legno. Le persone più esigenti fabbricavano questi attrezzi da cucina utilizzando il noce. Forse non tutti sanno che i pavimenti più pregiati del paese erano prodotti con tavolame di pioppo nero, dell’Isola dei Salici in mezzo al Natisone, proprio nella forra del fiume. È un legno d’acqua, si consuma meno del frassino e a differenza del nome, ha una polpa bianca che era resa candida il sabato, quando le ragazze “fregavano” pavimenti e gradini delle scale con la “verOchina” e l’acqua calda.