Una cosa strana che capita a molti di noi è quella di riconoscere dei volti, delle facce, negli oggetti e nelle forme che vediamo; tendiamo, cioè a “umanizzare” le cose che vediamo intorno a noi. Camminando per la strada che porta su a Mezzana ci sono numerosi tronchi e rocce dalle forme più strane e disparate che possono attirare la nostra attenzione: due grossi massi verticali ricordano due facce di uomini con gli occhi chiusi e un grosso ceppo tra gli alberi ha la forma e la grandezza di un cinghiale…uno spavento la prima volta che lo vedi! Spesso questi diventano dei punti fermi che indicano una zona o un tratto di strada: la curva del cinghiale, il bivio dello škrat, ecc. Così anche le nuvole spesso prendono forme di animali e oggetti. “Pareidolia”, è questo il termine del fenomeno neuropsicologico che ci permette di vedere le facce nelle cose; è un segno che le nostre connessioni cerebrali funzionano bene perché il nostro cervello è programmato in modo univoco per riconoscere i volti. Secondo gli studiosi, è tra i 30 e i 35 anni che le persone raggiungono il massimo grado di questo meccanismo di riconoscimento, e poi inizia a declinare. Spesso si tende a “vedere” cose per cui siamo interessati o a cui siamo emotivamente legati e, quindi, guardando una nuvola uno po’ riconoscere un dinosauro e la persona vicina magari ci vede una pecora; la nostra amica e artista Manuela vede e trova cuori dappertutto, persino nei sassi del Natisone…resta sempre un gioco divertente da fare! Nelle foto: le rocce sulla strada di Mezzana (C.C.) e due nuvole e una casa (dal web).


