15.09.2021, La sindrome della capanna (2/)

   La riconquista dei propri spazi, dal mondo del lavoro alle amicizie, dagli interessi culturali ai viaggi, dal semplice drink al caffè di mezza mattina appare piuttosto difficile, perché nel frattempo le abitudini sono cambiate e lo sconfinato mondo di Internet sembra colmare tutte le esigenze a scapito del rapporto umano, con la sensazione una volta usciti, di ritornare a casa il più presto possibile così come fanno alcuni popoli del grande nord quando la temperatura scende a -50. Qualcuno forse esagera con la paura di ammalarsi, con il timore di essere vettore del virus e quindi di contagiarsi o contagiare i propri cari. Naturalmente incidono in quest’aspetto le diverse sensibilità e le variabili personalii. C’è poco da fare: dall’emergenza sanitaria usciamo sicuramente tutti più fragili, qualcuno è forse più irrequieto, irritabile, triste, incline alla depressione, dorme peggio, si sveglia più stanco e con maggiore fatica. Il rimedio non è (apparentemente) difficile: sarà bene esporsi gradatamente e godersi queste belle giornate o il variopinto autunno valligiano, frequentare luoghi familiari, soffermarsi qualche minuto in più durante le brevi commissioni di casa, concentrarsi sul rilassamento, fare esercizi di respirazione, prima che avvengano attacchi di panico, anticamera della depressione.

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