(Articolo di Francesco C. del 18.01.2012)
Annibale Massera aveva un bel pollaio davanti a casa. Una bella mattina di 50 anni fa, dopo aver preparato il pastone, notò che la porticina del pollaio era aperta e alleggiava una strana calma all’interno del recinto. Erano sparite tutte le galline, e non a causa di una faina ma per un “fattore” umano. Il ladro fu talmente abile da non riuscire a svegliare neanche il cane. Il pollaio era vuoto, tranne una una karicka mezza spelacchiata con addosso un cartello appeso al collo con su scritto: “Rivedibile”…così come si usava dire ai coscritti alla visita di leva se non raggiungevano le misure minime per il servizio militare.
Guido Manig era il fabbro del paese e nella sua bottega c’era sempre un gran via vai di gente, clienti e amici. Guido si accorse di un fatto che mise a dura prova la sua pazienza: un tizio, ogni volta che andava al mulino a far macinare il grano, gli faceva sparire immancabilmente qualcosa, un cuneo, un ferro di cavallo, un attrezzo. “Stavolta lo frego io!”, si disse un bel giorno. Vide il tizio che tornava dal mulino e quindi prese dei piccoli cunei (quelli da mettere nella parte iniziale della skiara (accetta) per rendere più saldo l’attrezzo), li fece arroventare e li posò sul davanzale della finestra. Il tizio arrivò, prese in mano alcuni pezzi e se li mise subito in tasca procurandosi una bella scottatura alle dita e alla coscia, in corrispondenza della tasca. Che grida e che imprecazioni per la scottatura! Si sente ancora l’eco in cava! Il ladruncolo fu così scoperto e fece buona ammenda e penitenza sull’ottavo Comandamento: non rubare. Almeno tre Pater, Ave e Gloria, così come dicevano una volta.