30.09.2020, La Statale 54

   La statale 54 è la strada della nostra vita. È detta anche “Via Juliana”, definizione che forse non tutti conoscono. Attraversa il nostro paese e ci permette ogni tipo di collegamento. Fu istituita con la legge 1094 del 17 maggio 1928 adeguando un vecchio percorso tortuoso e costellato di guadi di torrenti anche impetuosi da Loch in su. Negli anni del fascismo e nel trentennio successivo alla II guerra mondiale l’arteria era gestita da operatori (stradini) che avevano la competenza di 10 km di gestione per ogni casa cantoniera. Uno di questi era il nostro paesano Donato (Donàt) Manzini. Durante la II Guerra mondiale Donàt svolse il suo servizio a Bretto poi diventato Log pod Mangartom. I suoi genitori, che abitavano con lui nella casa cantoniera, sono stati sepolti proprio a Bretto e probabilmente sono gli unici ponteacchesi con la tomba in Slovenia. Sono visibili le strutture delle case cantoniere nei pressi di Sanguarzo e di Pulfero, tinteggiate ancora con il tipico colore rosso-mattone. In seguito alla modifica dei confini dettata dal Trattato di Parigi (1947), il tratto centrale della statale fu assegnato alla Jugoslavia e per questo motivo oggi la statale 54 è l’unica ad essere interrotta per poi proseguire in altro Paese e rispuntare con lo stesso nome dopo alcune decine di chilometri. Il primo tronco, dopo aver attraversato Ponteacco e Tiglio, termina all’ex-valico di Stupizza con un percorso di 34,121 km e riprende in comune di Tarvisio dopo un percorso in Slovenia di 47.204 metri, al km 81+325. Il secondo tratto attraversa Tarvisio e termina all’ex-valico di Fusine. Misura 23.257 metri. In totale, la storica strada statale 54 misura 34.121 + 47.204 + 23.257 = 104.582 metri.

29.09.2020, La “scuola mobile”

   La grande scuola del paese, costruita alla fine degli anni Quaranta e demolita 13 anni fa, è stata la fine delle peregrinazioni delle elementari per il paese. Dapprima le due classi hanno trovato alloggio di fronte alla casa di Savina e Silvana, poi si sono trasferite da Emaz, dove successivamente c’è stato per molti anni il bar del paese. Erano sistemate sopra il garage. E non si trattò dell’ultimo trasloco: quello avvenne nel famoso salone di Olinto, la vasta stanza al primo piano dello stabile che si può notare nella foto della settimana. L’arredamento era quantomai essenziale, due classi pluriclasse comunicanti tra loro, senza corridoio. In alto a sinistra della foto si nota ancora lo spazio occupato dalla scala d’accesso. La famosa sala di Olinto, dove sono passate aule, orchestre, feste da ballo, che ha ceduto i suoi onori in uno spazio pubblico e moderno qual è il nostro Centro.

28.09.2020, Ieri al Centro

Discreta l’affluenza di soci ieri mattina al Centro. Il turno di Graziella & Marcello ha permesso alle persone presenti di assaggiare l’orzotto preparato da una tra cuoche più raffinate del paese, Graziella, che si diverte quando ci sono le grandi quantità. Più che cuoca, esperta nella preparazione della buona cucina. Sono stati salutati Daniela e Jean-Marie le cui vacanze sono terminate. Rientreranno in Belgio domani. Quando Daniela e JM arrivano, con loro è arrivata l’estate e quando ripartono, cala il sipario sulla stagione che ci annuncia l’ingresso irreversibile dell’autunno. Tra l’altro, ieri non tutti i presenti erano all’esterno del Centro: un’arietta ha fatto resistere fuori i soli “temerari”. Ieri è stato notato il primo camino fumante. In pomeriggio è stato festeggiato il compleanno del neo-14-enne, Nico, nipote di Renzo e Bianca al quale sono andati i nostri auguri. È in arrivo una riunione del Consiglio direttivo della Pro Loco. Decideremo nei prossimi giorni quando. Auguriamo una buona settimana a lettrici, lettori, studenti …

27.09.2020, Dalla storia della nostra cucina (3/3)

   La carne bovina, nei cosiddetti tagli nobili, era generalmente destinata alla vendita, mentre i tagli di seconda qualità e le parti meno nobili, quali le trippe, erano destinate al consumo popolare. Sono infiniti i modi di cottura della carne bovina e probabilmente molte ricette scritte sono andate perdute. Sulle nostre tavole non mancavano le uova, celebrate in un’infinità di modi tra frittate, sode, strapazzate, con il frico, in “funghet”, con pancetta o salame. La produzione orticola e da campo forniva buone quantità di cavoli, verze, zucche, cipolle, aglio, sedano, porro e rape per la brovada. Fino ad alcuni decenni fa ogni famigia preparava il proprio formaggio, il burro e la ricotta, a seconda della disponibilità di latte, principalmente di origine bovina. L’unico pesce disponibile oltre ai prodotti ittici di fiume, era il baccalà un tempo considerato il pesce dei poveri. Amilcare lo vendeva sia umido, già preparato per la cottura, che secco. Oggi è una costosa specialità che si consuma con la polenta, come un tempo.

26.09.2020, Dalla storia della nostra cucina (2/3)

   La cucina locale, quella che possiamo assaporare durante la manifestazione gastronomica “Invito a pranzo nelle Valli”, si consolidò solo nell’Ottocento, quando a disposizione delle famiglie vi furono maggiori varietà di ingredienti, pur con il sussistere di ampie sacche di denutrizione e malattie legate alla cattiva alimentazione. La pastasciutta è arrivata solo negli anni ’60 se non con le “tajadeje”, striscioline di pasta fatta in casa cotta nelle minestre. Prima trionfavano a pranzo e a cena proprio le minestre e i minestroni, che oggi trovano sempre più seguaci considerando i limiti del piatto di pasta. Le minestre erano sempre saporite, specie con l’arrivo di patate, piselli, verze e fagioli, mentre sulle tavole arrivò anche il riso prodotto dalle parti di Pocenia, dove le risorgive potevano allagare i campi. Il brodo fu dapprima una rarità, poi si trasformò nel primo piatto tipico delle nostre domeniche, accompagnato a un pezzo di muscolo. Il maiale costituiva il maggior apporto di proteine e grassi dell'”homus valligianus”, con carni fresche nel giorno della macellazione e con insaccati nel periodo lungo di conservazione. La sempre maggiore disponibilità di sale e di spezie portò un notevole sviluppo della produzione di norcineria. Erano destinate al consumo immediato le carni bianche da cortile.

25.09.2020, Dalla storia della nostra cucina (1/3)

   Erano due i forni attivi in paese nella prima metà del Novecento: Celesta e Markici. In essi si cuocevano le gubane, le focacce, le colombe, il pane e a volte gli arrosti, quando il forno era ancora caldo da precedenti cotture. Era un autentico privilegio possedere un forno, perché nella cucina dei poveri non si andava oltre la polenta costituita anche da cereali ancor più poveri (quali il miglio e il sorgo), oppure il pesce pescato nel Natisone, fiume che sfamò molti dei nostri antenati. Il pane era piuttosto costoso e dunque un alimento proibitivo, mentre oggi se ne getta in grandi quantità nel bidone. Il costo del sale nella cucina del periodo veneziano era anch’esso proibitivo perché gestito in monopolio dalla Serenissima. Il sale era comunque un problema: partivano da Ponteacco in bici e raggiungevano l’emporio del sale di Trieste con un viaggio che durava almeno due giorni. Il mais, la patata e i fagioli giunsero nelle Valli verso il Seicento e la loro coltivazione fu favorita dalla Serenissima proprio per combattere la fame. Si trattò di un’autentica rivoluzione culinaria

24.09.2020, Un caso di morte apparente?

Oltre cinquant’anni fa si verificò un malore fatale a Brischis, proprio all’incrocio con la strada per Rodda. Emilio (Milio) Iussa, fratello di Beput, zio di Silvana e Savina cadde a terra e per lui non ci fu nulla da fare. Era il 27 gennaio, una giornata molto fredda. Conclusi i rilievi di legge, il corpo del nostro sfortunato paesano fu portato a casa e sistemato sul suo letto. Dopo alcune ore, a molte ore dal decesso, arrivò la bara per la sistemazione in essa del corpo. Incredibile! Nonostante la giornata fredda, ad almeno 6 o più ore dalla morte, nonostante la temperatura della camera fosse di poco sopra lo zero (in quei tempi ghiacciava anche l’acqua del bicchiere del comodino), la Nora, indimenticata moglie di Giuseppe, fratello del defunto, si accorse che il letto su cui era stato depositato il corpo era ancora caldo. Un mistero che nessuno riuscì a spiegare. Fu un caso di morte apparente? No, perché tutte le persone che si avvicendarono nella veglia, non notarono nulla di anormale se non le condizioni di una persona ormai senza vita. Ma, come si dice, la leggenda continua …

23.09.2020, Lupi, peste e fame nella prima metà del Seicento a Ponteacco e nelle Valli (2/2)

   Della calamità dei lupi parlarono molti parroci e la cronaca registrò donne e bambini sbranati da questi animali. Nel 1630 il Friuli fu colpito da un’epidemia di peste che non raggiunse i paesi e borghi più in quota delle Valli, ma fece morti nel fondovalle. Durò circa sei mesi. L’epidemia si sviluppò da Pordenone e in poco tempo raggiunse Cividale, dove fu istituita una guardia sanitaria piuttosto efficiente, che mise al riparo molta popolazione. In quegli anni (circa 1630) arrivò l’ultimo dei grandi flagelli: la fame causata da alcuni anni di carestie che decimarono la popolazione per gli stenti. A Cividale morirono di inedia più di cento persone e i bambini “da comunione” deceduti non se ne contano, perché i piccoli non rientravano nelle statistiche. Problemi di fame anche nel relativamente recente 1816: non ci fu sole, ma freddo e piogge acide provenienti dal NordEuropa. Nevicò a settembre fino a fondovalle. Ciò impedì la semina e la maturazione del prodotti. L’inverno fu durissimo. Numerosi questuanti furono trovati senza vita in stalle, lungo le strade, nei portici delle chiesette votive.

22.09.2020, Lupi, peste e fame nella prima metà del Seicento a Ponteacco e nelle Valli (1/2)

   Negli annali delle nostre parrocchie si trovano note sulle invasioni di lupi a incominciare dal 1597 fino al 1633, anno in cui i Luogotenenti Veneti organizzarono cacce e destinarono premi per la loro cattura. Nel 1631, scrive una nota dell’archivio della parrocchia di San Pietro al Natisone, alle invasioni, alla guerra, alla fame e alla peste, si aggiunse un quarto flagello, l’invasione di lupi provenienti dall’odierna Slovenia, che fecero strage di pecore e persone. I Rettori veneti di Terraferma scrissero: “Havendo i lupi in vari luoghi al di qua e al di là del Tagliamento e al di qua e al di là del Natisone distrutte, et devastate molte persone et centinaia e centinaia di ovini, molte cacce da noi organizzate sono per estirpar codesti rapaci” (luogotenente Bernardo Polani); anche il suo successore, Girolamo Venier nella sua relazione del 1632 scrisse: «È quel paese a oriente e a occidente di Udin grandemente travagliato da l’insidiosa rapacità de lupi, che lasciando gl’anemali schiusi ne pascoli delle Valli, miseramente devorano le creature. A Vostra Serenità (doge) portai gli avisi et l’accrescimento della taglia dei 10 ducati».

21.09.2020, Ieri al Centro

   Ultimamente si vedono o sentono molte pubblicità inneggianti il “sottocosto”. Bene, ieri anche da noi abbiamo avuto una domenica “sottocosto” per la scarsa presenza di soci. A conti fatti, non siamo riusciti a coprire le spese. Certo, il nostro fine non è di carattere economico, solo per sottolineare che non sempre le ciambelle riescono con il buco. I presenti comunque hanno trascorso un bel momento di condivisione. Ci saranno tempi migliori, senza dubbio. Si è parlato di due argomenti principali: la scomparsa di Stefano e le iniziative pro-Verdiana Diaris. La morte di Stefano ha lasciato tutti senza parole, sebbene consapevoli delle sue precarie condizioni di salute. Domenica 06 settembre ha trascorso in compagnia alcune ore al Centro, sempre combattivo, come se la malattia non esistesse. Numerose persone hanno chiesto notizie sul funerale, che per volontà della famiglia non sarà eseguito. Indicazioni sul Rosario sono contenute nel box delle “Curiosità dal circondario”. Per Verdiana non è esclusa una giornata a tema, ovvero un pranzo o una cena dedicati alla nostra paesana. Si tratterà di una raccolta fondi probabilmente compresa nell’offerta minima per la cena o pranzo. Saremo sicuri di quest’iniziativa non appena il Consiglio esaminerà la proposta. Ultima domenica d’estate, da oggi si cambia. Arriverà in serata il maltempo con le prime avvisaglie della nuova stagione che inizierà domani alle 15:30 con l’equinozio d’autunno (identica durata del giorno e della notte in tutto il pianeta). Auguriamo una piacevole settimana.