20.09.2020, Il gioco dei “kighi”

  Nelle lunghe domeniche d’estate, oppure il sabato sera, in piazza si giocava al kighi. La piazza era il cuore pulsante del paese. In cosa consisteva questo gioco? Facciamo un passo indietro. Emaz, proprietario dello stabile dove poi ci fu l’osteria, al ritorno dall’America con la sua prima moglie Gina, aveva portato con sé una serie di 4 birilli di legno alti circa 40 cm, perfettamente torniti e verniciati, con la base un po’ più stretta rispetto alla sezione centrale del pezzo di legno. C’era un kigo più piccolo, alto circa una 15/20-ina di centimetri che fungeva da “pallino” nel lancio della boccia e nella speranza che con l’effetto-domino cadano gli altri quattro birilli. Si formavano autentici capannelli di tifosi che giudicavano il tiro e il suo effetto sulla scena finale. Teatro del gioco era l’ombra del vecchio gelso e la piazza, autentica finestra sul nostro paese come scrisse F.S. nel suo simpatico libretto dedicato a Ponteacco. Il gelso con le sue radici non permetteva tiri precisi e la presenza di quegli intrecci legnosi era una variante da considerare. Non esisteva l’asfalto, ma il manto di ghiaia, forse meno insidioso delle buche contemporanee presenti nell’asfalto vicino alla cappella. Con uno scopino di saggina ogni tanto si dava una ripulitina al piano di gioco per permettere lo scorrimento della boccia, anche quella di legno. Emaz ripudiò la signora Gina, che credeva sterile, per poi sposarsi con la signora Gemma, matrimonio senza eredi. Saranno stati i kighi o le palle di legno? … è una battuta, solo per chiudere questa notizia!

19.09.2020, Abbiamo perso un altro socio

   Il 2020 è un anno che è stato particolarmente sfortunato: ne abbiamo provate di tutti i colori e mancano ancora tre mesi e mezzo alla sua fine. L’ultima brutta notizia riguarda la scomparsa del socio Stefano Petricig (51) di Merso di Sotto. Sua sorella Marzia, Consigliere della Pro Loco, perde con lui l’ultimo affetto della sua famiglia d’origine. Dopo la scomparsa della mamma, del papà ad aprile durante il lockdown, ora si ritrova senza quel legame speciali che hanno due fratelli che si vogliono bene. Stefano è stato letteralmente aggredito da un male irreversibile, senza scampo, che ha affrontato con grande dignità e senso di sopportazione, consapevole della sua condizione di salute sempre più precaria. Due domeniche fa era con noi al Centro. Ha voluto passare un po’ di tempo con i suoi amici del paese, il cognato Tonino, Paolo e molti altri. Il nostro pensiero va anche alla moglie, Caterina Raccaro, che conta in paese numerosi parenti di secondo grado. A Caterina le mancherà il mondo, dopo aver curato e amorevolmente assistito il marito per molti anni. Abbracciamo con affetto Marzia, sussurrandole all’orecchio che non è sola, che le vogliamo bene, che soffriamo tutti per lei.

18.09.2020, La triste storia di Verdiana

   Forse non tutti conoscono la commovente vicenda di Verdiana Diaris (46), un sorriso un tempo smagliante, pieno di vita. Verdiana è la figlia di Nello Diaris di Ponteacco, deceduto nel 1978 in un tragico incidente sul lavoro accaduto a Monselice PD dove si era trasferito con la mamma Letizia e la famiglia. La sua scomparsa aveva sconvolto il paese e soprattutto aveva lasciato la giovane moglie Verena e la piccola Verdiana, per la quale tutti hanno versato una lacrima durante il funerale. Un’altra sciagura si è abbattuta sulla famiglia Diaris: la sfortunata Verdiana, che conta in paese numerosi cugini in secondo grado, tutti trasferiti altrove, il 24 novembre scorso è caduta dalle ripide scale della sua abitazione poco fuori Londra, dove abitava da molti anni e dove svolgeva un’attività collegata all’ippica, con numerosi riconoscimenti e trofei. Anni fa un cavallo le aveva sferrato un calcio al volto, che le aveva procurato una preoccupante lesione. Nella caduta all’indietro dalle scale si è procurata la frattura di due vertebre cervicali  che oggi la vedono paralizzata: può muovere la sola spalla sinistra ed è assistita giorno e notte da un respiratore polmonare. Il 7 ottobre prossimo, a quasi un anno di distanza, Verdiana lascerà l’ospedale e dovrà tornare a casa, ma la sua situazione sanitaria non le permetterà di rientrare nella sua abitazione di sempre, perché non adatta alle sue condizioni di salute e certamente avrà bisogno di una accurata assistenza 24 ore al giorno.  Si è aperta una sottoscrizione  coordinata dall’Assessore alla cultura del Comune di Romans d’Isonzo, Alessia Tortolo, che ha organizzato un’asta solidale domenica 6 settembre scorso. Erano presenti più di 400 persone interessate all’acquisto di opere d’arte e a fine giornata sono stati raccolti ben 15.000 Euro. C’è il rammarico che in paese nessuno sapeva della triste vicenda di Verdiana e solo Vel è riuscito ad inquadrare lo stato delle cose. Il Consiglio della Pro Loco deciderà nella prossima seduta se partecipare o meno alla raccolta-fondi per Verdiana, considerato che Nello e i suoi fratelli Rolando, Silvano e Adriana hanno fatto parte del nostro paese.

17.09.2020, Allergie e intolleranze (2/2)

   Nell’allergia alimentare, dunque, il sistema immunitario reagisce ad alcune sostanze, in genere proteine, contenute in un alimento che l’organismo percepisce come nocive (allergeni) e per neutralizzarle rilascia nel sangue degli anticorpi chiamati “immunoglobuline” che provocano i sintomi dell’allergia: sintomi cutanei, gastrointestinali e anche respiratori. L’intolleranza alimentare, invece, non scatena la produzione di anticorpi e si manifesta quando l’organismo non riesce a digerire bene un alimento o un suo componente. La scienza oggi ne riconosce solo due: quella al glutine (la celiachia, malattia autoimmune) e l’intolleranza al lattosio, il principale zucchero del latte. Quindi una persona non è intollerante al latte, ma al lattosio perché il suo organismo è carente di un enzima presente nell’intestino tenue, che ha proprio il compito di scomporre il lattosio. È bene rivolgersi al medico nel caso si avverta orticaria, prurito, diarrea. Si può diventare allergici a un alimento in breve tempo ed è bene sottoporsi a test di cuti-reazione. I pazienti di celiachia sono in costante aumento e negli episodi più gravi si può arrivare a pericolosi shock. Tornare ai grani tradizionali o antichi può migliorare e a volte risolvere l’intolleranza al glutine. Sarebbero da evitare i seguenti test che non hanno valenza scientifica: test del capello, della forza, su cellule del sangue, VEGA-test, biorisonanza, pulse-test e idrologia: sono autentica perdita di tempo.

16.09.2020, Allergie e intolleranze (1/2)

   Il 20 per cento dei friulani pensa di essere allergico o intollerante a uno o più alimenti, ma i dati reali, sulla base di diagnosi mediche e ricerche di laboratorio coordinate dall’Università di Udine, sono assai inferiori. Anche in paese ci sono persone che non possono consumare determinati alimenti, quali il latte, le uova e certi tipi di frutti, altri invece sono intolleranti ai soli due tipi: al lattosio e al glutine. Cerchiamo di fare chiarezza con l’aiuto di un ricercatore dell’università di UD chre ha pubblicato recentemente i dati di uno studio effettuato sulla popolazione che accusa sintomi di allergia o intolleranza. «Sovrappeso, gonfiore addominale, difficoltà digestive: quante volte sono disturbi attribuiti ad allergie o intolleranze alimentari!», scrive. Troppe volte dicono i nostri esperti, soprattutto perché la diagnostica-fi-da-te di molte persone si basa su generiche indicazioni trovate su internet, oppure si sottopongono a test non riconosciuti dalla scienza. Numerosi partono in quarta, si decide, si taglia, si immette, scombussolando quello che è il regime alimentare consueto. La vera percentuale di allergici o intolleranti in FVG non supera il 4,5%, altroché il 20 [Federazione friulana Ordine dei Medici], anche se la tendenza è in aumento per ragioni non ancora del tutto note.  Ma cos’è un’allergia? È la condizione in cui il sistema immunitario reagisce in modo anomalo, producendo degli anticorpi nei confronti di sostanze che per la maggior parte sono innocue , ma che per l’organismo allergico risultano dannose …

16.09.2020, Apriamo le finestre al caldo sole (2/2)

   Seconda parte del contributo ricevuto da V.G.: “Un’altra azienda locale, che opera in uno spazio chiuso sfoggiava uno slogan dello stile: belli, puliti, profumati e sani, illustrando il messaggio con flaconi di gel igienizzante, ma non una parola sulla ventilazione. Che tipo di filtri usavano o usano ancora per la ventilazione dei locali? Vale per tutti i luoghi pubblici dotati di impianto condizionatore, comprese le case. L’informazione sul metodo dell’aerazione è ancora vaga, a sei mesi dallo scoppio della pandemia. . Come sappiamo, il virus si riproduce nella porzione superiore e inferiore dei polmoni; una persona infetta lo mette in circolazione quando respira, parla, canta, tossisce o starnutisce. Capire come viaggia un virus patogeno non è cosa secondaria, anzi! E il dibattito scientifico non è ancora concluso. Ci sono voluti secoli per capire che la peste si trasmetteva attraverso le pulci di topi e ratti e anche quando si parla di influenza, uno scienziato spesso dice l’opposto del suo collega. Se le particelle infette sono grandi, cadono a terra per la forza di gravità ed è doveroso quindi il distanziamento tra le persone, ma se sono piccole restano in sospensione e posso entrare in circolo proprio con l’aria condizionata, come la vaporizzazione di un comune Vetril. Per evitare le gocce grosse basta un passo indietro, ma per evitare di inalare le seconde il distanziamento da solo non basta, non per niente in metrò a Tokyo è sconsigliato parlare, nonostante le mascherine. Aprire le finestre al caldo sole e lasciarle aperte il più possibile è un rimedio efficace, poco costoso e altamente protettivo”.

14.09.2020, Ieri al Centro

Sono bellissime queste giornate di fine-stagione, con temperature massime non da record, minime fresche, mattinate spazzate da una gradevole brezza. Si colloca così anche la splendida giornata di ieri, che ha favorito le escursione, le gite fuori porta al mare, al fiume, in montagna. Ringraziamo con riconoscenza le simpatiche Graziella e Sara (mamma e figlia) per il turno condotto ieri. Non c’è stato un enorme afflusso di soci, ma una presenza più che discreta. I presenti hanno brindato con Paolo che ha festeggiato il compleanno. Tutti gli hanno applaudito quando è stata intonata la canzonetta: “Tanti auguri a te”. La domenica al Centro è terminata dopo le 13:30. Settimana dedicata alla scuola che, per decisione del presidente Fedriga, inizierà il 16 e il 21 settembre vedrà già il primo giorno di vacanza negli istituti dove c’è il seggio elettorale. Auguriamo giorni sereni visto che la settimana ci porterà nella seconda quindicina del mese. Mancano solo 102 giorni a Natale!

13.09.2020, Apriamo le finestre al caldo sole… (1/2)

   Abbiamo ricevuto dalla signora V.G., che chiede l’anonimato, questo contributo che ben volentieri pubblichiamo: “Un mese fa mi sono sottoposta al test per il Coronavirus nel nuovo spazio allestito del Gervasutta di Udine. Tutto mi sembrava ben organizzato ed efficiente: ho passato 15 secondi di disagio durante il prelievo: sembrava che il tampone finisse nel cervello. Poi sono stata rispedita a casa con una pagina di istruzioni su cosa fare in caso di esito positivo, con tutti i numeri telefonici da chiamare in caso di bisogno. Si spiegava in modo approfondito come prevenire la trasmissione attraverso le superfici e c’erano vari dettagli sui disinfettanti per igienizzare l’ambiente in cui si vive. Non ho trovato neppure la minima traccia sulla buona ventilazione degli ambienti, forse il rimedio principale per tenere lontano il virus. Arrivata a casa, quasi per caso, ho letto alcune mail di grosse aziende che cercavano di rassicurare i propri clienti sulle loro precauzioni sanitarie. Una nota compagnia aerea informava che sanificava diligentemente più volte al giorno le superfici interne dei loro aeromobili e dei terminal, ma non aggiungeva particolari sull’efficacia della circolazione dell’aria, quella artificiale, corresponsabile della diffusione di massa del virus”.

12.09.2020, Oggi è il giorno di Matteo

  Per il nostro paesano, Matteo Cencig, oggi si concretizza il sogno: alle 17:00 si inaugurerà a Udine la sua nuova palestra-centro di allenamento fisco “MC sport performance”. La nuova struttura è collocata in viale Palmanova 327, quasi di fronte all’antenna della RAI. Un sogno perché rappresenta la concretizzazione delle sue aspirazioni professionali: preparatore atletico, e da oggi gestore del suo nuovo centro di allenamento specializzato per potenziare il fisico degli atleti e delle persone che amano mantenere la propria muscolatura allenata e tonificata. È stata un’estate di sacrifici per il grosso impegno profuso nel preparare l’ampia sala e i servizi di cui è dotata questa palestra, aperta ad allenamenti personalizzati e di gruppo. Un’estate passata a imbiancare, dipingere, posare tappeti e pavimenti, posizionare macchine, “lottare” con le marche da bollo. La soddisfazione di Matteo è tanta perché con lui si è mosso un team di persone che lo hanno aiutato, appoggiato e incoraggiato in questo periodo di post-lockdown, dove solo i coraggiosi si mettono in gioco. Dopo mesi di lavoro e con l’aiuto di parenti e amici, Matteo presenterà oggi un’ampia sala, molto accogliente nella scelta degli arredi, dotata di macchinari specifici di allenamento, di uno spazio centrale riservato agli esercizi personali o di gruppo, di tre bagni. È lunga la carriera professionale di Matteo, laureato con il massimo dei voti in Scienze motore e la sua nuova palestra “MC sport performance” sarà da oggi il suo biglietto da visita per le sue specializzazioni. Bravo, in bocca al lupo e l’augurio tante soddisfazioni dal paese, dalla Pro Loco, dalle Valli.

11.09.2020, Ceser (2/2)

C’era anche un divano di colore scuro dove si poteva eventualmente attendere il proprio turno. Probabilmente c’era anche un secondo tavolo e certamente una grande macchina da cucire. Cèser era sempre presente nel suo laboratorio, tutti i giorni della settimana, comprese le domeniche, dalla mattina alla sera. Di lavoro ne aveva sempre tanto e continuamente andava gente a ritirare i vestiti o a lasciare le proprie misure. C’era l’abitudine tipica di paese di fare un salto da Ceser, così come anche da Maria e Nilo, per scambiare quattro chiacchiere dove, è doveroso dirlo, il pettegolezzo non è mai stato di casa. Più volte si incontravano da Cesare anche le ragazze del paese e chissà quante confidenze avrà mai sentito dalle giovani. Graziana, Bruna, Ornella, Silvana -tanto per citarne alcune- spesso andavano in sartoria e portavano con sé un paio di cucchiai di zucchero. Lo scioglievano in un pentolino con manico e si gustavano lo “zucchero di guardia”, ovvero lo zucchero sciolto fino a farlo diventare una specie di medaglione color marrone. Un bel giorno il gruppo di ragazze si arricchì di qualche altra presenza e in un momento di euforia Cèser esclamò alle giovani: «Ma che “coas” fate!», una parola nuova per lui, forse sentita alla radio, per descrivere il “caos” che le giovani stavano facendo.