22.07.2021, Riflessioni sullo spettacolo dell’altra sera (di Elena Tuan)

  “Quante volte dobbiamo morire? Questo mi sono chiesta, mentre guardavo lo spettacolo teatrale di lunedì sera, al Mulino, scritto e rappresentato dall’artista Elisa Menon, che denuncia la violenza di genere, la violenza in genere e, in particolare, la pedofilia. Uno spettacolo straziante, come la vita a volte, come la vita di molte, come il male e la sua banalità, come la normalità che lo porta in grembo e partorisce. Così, riflettendo sulla condizione della donna, con un pugno ficcato in gola che non ne voleva sapere né di scendere né di salire, forse solo di morire, e le viscere sottosopra, occhi di diga in attesa di traboccare e poi trasalire, mi sono chiesta: Quante volte dobbiamo morire? Perché moriamo ogni volta, ogni volta che non possiamo parlare, ogni volta che non veniamo ascoltate, ogni volta che non veniamo credute, ogni volta che veniamo zittite, ogni volta che veniamo colpevolizzate, ogni volta che non siamo libere, ogni volta che non possiamo scegliere, ogni volta che veniamo molestate, ogni volta che viviamo nel terrore, ogni volta che veniamo minacciate, ogni volta che veniamo ricattate, ogni volta che veniamo picchiate, ogni volta che veniamo stuprate, ogni volta che veniamo uccise. E solo allora moriamo, moriamo un’ultima volta, libere dalla gabbia di violenza che svanisce solo quando, troppo tardi, non siamo più qui. Parlare di violenza non è solo necessario, è vitale. Vitale è educare sin dalla più tenera età, ascoltare, riconoscere, soccorrere, denunciare. Non esiste un momento più giusto di un altro per farlo: esiste un momento, e poi esiste un momento di troppo. Non aspettiamolo mai.”

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