23.01.2022, Il tramonto (2/2)

    Il tramonto era un anticipo del lockdown che viviamo oggi: gli adulti uscivano per la sola necessità, le ragazze e i ragazzi potevano osservare l’oscurità dalla finestra, spesso oscurata da scuri interni al di là dei quali potevano esserci inquietanti presenze, a volte paurose come quella di un uomo al quale piaceva guardare in casa dalle finestre, a debita distanza, ma se scoperto faceva venire un colpo dalla paura, quando la sagoma si vede e non si vede. Quella condizione a volte oppressiva era consolata dalla recita familiare del rosario, dell’intrattenimento con racconto e leggende spesso terrificanti, con la presenza in casa di qualche zia che faceva visita, magari preparando la batuda con l’agitare per molti minuti il latte contenuto nel bottiglione. E questa zia poi rientrava a casa su, “tardissimo”, ovvero verso le 20:00, affrontando il ritorno lungo le vie buie e senza asfalto del nostro paese. I ragazzi rabbrividivano nell’immaginare il rientro a casa del sacrestano: quei 300-400 dalla chiesa al paese, ai margini del bosco, con le sue presenze inquietanti e invisibili.

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