09.07.2020, Barba & capelli

   Le lunghe e fluenti chiome delle nostre trisnonne! Arrivavano anche all’osso sacro, sistemate poi in trecce successivamente avvolte alla nuca per formare il “kukòn”, una sorta di “gubana” fatta di capelli che a qualcuno potrebbe ricordare l’immagine di Nilde Jotti o di Ave Ninchi. I capelli lunghi delle donne rappresentavano la fertilità ed erano sinonimo di bellezza. I maschi in passato apparivano più trasandati: la barba era fatta in base al tempo libero, spesso con uno specchietto appeso a un albero, i baffi erano molto folti e di fogge diverse, i capelli erano generalmente corti e sempre nascosti dal cappello, Anche nel taglio dei capelli la Chiesa non poteva non metter becco. Il Concilio di Rouen (1096) impose ai chierici e ai fedeli il taglio dei capelli, anche se queste disposizioni non furono seguite da tutti, pensiamo infatti agli eremiti, asceti, monaci, contemplatori, predicatori e pellegrini, tutti rigorosamente cappelloni e barbuti. I re e i nobili apparivano sempre sbarbati e con i capelli corti ad eccezione di Federico, detto proprio “Barbarossa” (1111-1190).

08.07.2020, Come si vestivano i nostri avi nel Medioevo (2/2)

   Andavano di moda ampi pantaloni per gli uomini che non usavano le mutande; le donne indossavano tonache che arrivavano alla caviglia, pure loro senza mutande, infatti facevano pipì generalmente in piedi e l’igiene intima di ambo i sessi non rappresentava affatto un problema. Ai piedi portavano zoccoli in legno o pèdule, anche se la maggior parte della popolazione svolgeva tutte le operazioni della quotidianità a piedi nudi. La piante dei loro piedi era in grado di affrontare tutti i tipi di terreno, dalle ghiaie accuminate ai rami con spine. Poi, le mutate condizioni economiche, considerato che l’aspettativa era la metà della nostra contemporanea, influirono anche sul modo di vestire, con la ricerca del bel vestito della domenica e delle cerimonie. Solo nell’Ottocento apparve il “Ghvànt”, il vestito delle domenica, quello che si vede nelle vecchie fotografie di un tempo.

07.07.2020, Come si vestivano i nostri avi nel Medioevo (1/2)

   Da una nostra ricerca, gli abiti erano pochi ed essenziali. Il materiale era molto povero e vestirsi in quegli anni era questione di mera necessità non certo di stile. Era lontana anni luce la necessità di apparire, da cui discende nei tempi moderni la compulsiva corsa a differenziare foggia e colore dell’abito per dimostrare il gusto e il benestare economico di chi lo indossa. Solo dal ‘400-‘500 in poi , con l’ascesa di quella che poi diventerà la classe borghese, l'”abito comincia a fare il monaco”, cioé a parlare in società di colui o colei che lo indossa. Nelle Valli erano ben pochi coloro i quali potevano permettersi una distinzione in fatto di abbigliamento. Non c’era il rutilare di ricercatezza tra stoffe, sete e colori, anzi, si trattava di vestiti costituiti da tessuti priuttosto grezzi, duri, difficili da lavare, da asciugare, da stirare. Da noi la vita era legata all’avvicendarsi delle stagioni e il problema del vestirsi era solo di necessità, pratico e semplice.

06.07.2020, Ieri al Centro

   Una domenica di autentica estate quella di ieri. Il Natisone ha fatto la parte del leone con moltissimi bagnanti lungo tutto il corso del fiume, dal Napoleonov most (SLO) fino a Premariacco. Nonostante il cantiere che è tuttora aperto al Mulino e il Centro visite ancora chiuso, molta gente anche sulla distesa di pietre e sassi che durerà ancora una settimana. Domenica prossima il fiume dovrebbe essere agibile e il Centro Visite sarà operativo da sabato 25, giorno della possibile inaugurazione dei lavori. Al Centro la mattinata ha richiamato un buon numero di soci che si sono intrattenuti fin poco dopo le 13:00. Della scorsa chiusura, il cosiddetto “lockdown”, c’è una sola cosa che possiamo rimpiangere: il silenzio dell’assenza di traffico. La moda di quest’anno è quella di girare con marmitte delle moto forse anche omologate, ma molto fastidiose per i residenti lungo la statale, il borgo “ta’ na zìast”: alcune moto rumorosissime, il cui fragore piace ai soli conducenti che se ne infischiano di chi sta a casa con le finestre aperte, visto che fa caldo. Anche i ciclisti sono tornati alla grande, singoli o in gruppetti. Partono da Udine o Cividale, raggiungono Caporetto tra la frescura del fiume, le zone d’ombra e il lungo viale prima della cittadina. Auguriamo una buona settimana. La Pro Loco si concentrerà sui prossimi lavori e sull’Assemblea dei Soci prevista per domenica 26 luglio.

05.07.2020, Resoconto sui lavori al fiume

Se tutto andrà bene e se la pioggia prevista per dopodomani non darà problemi, il cantiere del Natisone si chiuderà sabato prossimo. L’impresa ha fatto un bel lavoro. Attualmente il letto del fiume all’altezza del Mulino e della confluenza dei due rami dopo aver bagnato l’isola, appare come un autentico paesaggio lunare. L’acqua del Natisone è convogliata in un canale scavato artificialmente, verso Biacis e al posto dell’acqua c’è un’impressionante distesa di sabbia, ghiaia e sassi. È stata un’emozione venerdì alle 08:30, quando è stato tolto il diaframma che ora convoglia tutta l’acqua del fiume verso Ponteacco, così com’è stato per oltre 250 anni. Il braccio del fiume in questi giornio era diventato una strada per camion,per consentire lo scarico dei grossi massi che formano una protezione per convogliare sempre l’acqua sulla riva sinistra e non sulla destra com’è avvenuto in questi ultimi anni. L’impresa prima di ripristinare il corso del Natisone in tutto il bacino del Mulino, scaverà un “berin” abbastanza vasto, della profondità di circa 4 metri. Come diceva Paolin proprio venerdì, “poi il fiume farà il suo lavoro”. Ci vorranno mesi di portata normale e di piene moderate per ripristinare l’enorme quantità di ghiaia spostata per consentire i lavori. Abbiamo guadagnato più spazio nel punto è stata costruita la scogliera. È stata posizionata la terra vegetale, è stata seminata un’erba specifica che ramifica al fine di trattenere la terra in caso d’acqua alta. Il Centro Visite Mulino rischia di diventare il luogo più bello in assoluto del fiume. A fine lavori entrerà in azione la Pro Loco con i lavori di manutenzione in vista di una festa di inaugurazione che potrebbe svolgersi sabato 25 o sabato 01 agosto.

04.07.2020. Cerchiamo di essere gentili, vivremo di più (2/2)

   Attraverso l’espressione di sentimenti positivi si può evitare che le emozioni negative inneschino i meccanismi di stress capaci di influenzare il battito e la pressione sanguigna. Tutti noi ci chiediamo: perché accumuliamo così tanto stress? Quanto ha influito sulla nostra salute la recente emergenza sanitaria? Si tratta di un imperfetto adattamento biologico alla società in cui viviamo. L’evoluzione -secondo gli studiosi- ci ha dotati di un sistema per affrontare situazioni avverse, definibile “combatti o fuggi”. Ecco che di fronte ad uno stato d’ansia, il battito cardiaco accelera e nel sangue il livello di glucosio si impenna per dare lo sprint necessario per fuggire o difenderci. L’eccesso di cortisolo (l’ormone dello stress) è il responsabile di infiammazioni continue. Per stare bene, dunque, dobbiamo cercare di essere felici, gentili, aperti con il prossimo. L’ottimismo è legato a doppio filo alla felicità e questa favorisce la longevità, si sente meno il dolore, ci si sente più sani della media.

03.07.2020, Cerchiamo di essere gentili, vivremo di più (1/2)

  La gentilezza, l’ottimismo e la meditazione sono preziosi alleati nella ricerca del benessere, quello psicologico. Sono elementi che possono renderci più sani, quindi più longevi, considerata l’evoluzione della nostra società, ben visibile anche dagli spot pubblicitari: un tempo c’era il martello della Plasmon, i formaggini, il famoso ippopotamo dei pannolini, oggi invece i prodotti per favorire l’evacuazione, per ricomporre le unghie ingiallite degli alluci, prodotti anti-sprizzo in ascensore etc. Il benessere psicologico interagisce con il DNA che a sua volta è collegato allo sviluppo o meno di tumori, insomma esiste un collegamento provato tra stati d’animo e salute. Secondo gli esperti, lo stress cronico ci fa invecchiare precocemente perché accelera l’accorciamento delle estremità protettive dei cromosomi, i telomeri. La mamma di Mabira ha passato una vita a studiare il corpo umano e le sue interazioni con l’ambiente, la psicologia, l’alimentazione. Avrebbe dato certamente ragione alla teoria un po’ difficile da comprendere, che suona più o meno così: “Il telometro del cromosoma è un “marker” dell’invecchiamento, perché diventa più corto per ogni divisione delle nostre cellule che quando raggiungono il loro limite, non si riproducono e quindi si compromette la capacità generativa delle cellule…”.

02.07.2020, I diritti delle piante (2/2)

   Le piante possono essere soggetti di diritto? Sono tutte domande che ci possiamo porre, le cui risposte non sono ancora ben chiare. La Dichiarazione si propone di riconoscere il loro diritto alla vita, il diritto a non subire trasformazioni genetiche, a non essere maltrattate per scopi ludici (di gioco), fino ad essere risarcite tramite rappresentanza legale. Si creerebbe una normativa che limiti il loro sfruttamento indiscriminato, uno tra tutti l’albero di Natale, tranciato e poi gettato nelle immondizie dopo una lunga agonia. Il punto centrale che si pone questo comitato di studi, che sta riscontrando vasti apprezzamenti in Italia e in Europa, è che abbattere indiscriminatamente una pianta, senza ragione, deve generare una tensione morale. La scienza da tempo ha dimostrato che le piante possiedono intelligenza e sensibilità e maltrattarle non è più sostenibile. Una Dichiarazione universale modificherebbe il nostro modo di rapportarci all’ambiente, ben più dell’ambientalismo che, secondo questi scienziati, ha fallito. Il signor albero ci ringrazierà.

01.07.2020, I diritti delle piante (1/2)

   Un gruppo di scienziati sta proponendo in questi giorni la “Dichiarazione universale dei diritti delle piante”. Gli studiosi sostengono che è giunto il momento di considerare un nuovo soggetto giuridico: le piante, che abbondano nelle Valli e costituiscono il loro patrimonio, seppur un po’ invasivo con paesi ormai inglobati dal bosco, strade a mo’ di tunnel tra le piante, microclima mofificato. La strada per il riconoscimento dei vegetali come «persone non umane», cioé esseri viventi con dignità, autonomia, fini propri e consapevolezza sarebbe già tracciata. Il gruppo propone la Dichiarazione dei Diritti delle Piante, sul modello di quella sottoscritta dall’Unesco per i diritti degli animali. Si tratta di un passo troppo azzardato? Una pianta può essere considerata una “persona non umana”? Possiede una dignità quale essere vivente?

30.06.2020, Le tenebre

   La notte fa un po’impressione, non c’è che dire. Anche adesso, non solo quando i nostri nonni e i nostri zii ci raccontavano storie terrificanti che non ci facevano dormire, che non ci facevano neppure cambiare stanza della casa senza la presenza di un adulto. L’altra sera, mezz’ora dopo mezzanotte, improvvisamente si sono messi ad abbaiare contemporaneamente 3 cani del quartiere Lovinza. Cosa poteva esserci fuori? Il solito ladro di biciclette, oppure la presenza di qualcosa di insolito? Qualcuno si è alzato, ha controllato il cortile e le adiacenze senza notare nulla di strano. Incredibile ma vero: il mattino successivo (l’altro ieri), ha rinvenuto una gallina morta nella gabbia chiusa dove ogni sera le abitanti del pollaio trascorrono la notte. Mistero. Non c’era una goccia di sangue, il collo del povero animale era “penzolante”, spezzato. Cose da brividi, che avrebbero potuto ispirare Hitchcock in uno dei suoi fortunati episodi. Ma di notte anche un bel gruppo di cinghiali ha letteralmente arato alcuni campi tra il paese e Biarzo ed è stata pure notata l’impronta molto chiara di un cervo che, probabilmente, scende dalle Teja per poi andare ad abbeverarsi al fiume. E la mattina dopo tutto come prima, come nulla fosse accaduto.