11.05.2020, Ieri a Ponteacco.

   Abbiamo trascorso un bel fine-settimana all’insegna del relax, della cura dei giardini e degli orti. Le favorevoli condizioni del tempo hanno permesso le prime uscite organizzate, infatti sono ricomparsi i ciclisti e le moto, a dire il vero non in numeri esorbitanti come negli anni passati, ma presenze vivaci, a gruppetti di due o tre, oppure singoli. Ieri è stata ricordata la mamma con la ricorrenza sentita da tutte le persone che hanno la fortuna di averla. Si sono formate code alla fioreria di San Pietro al Natisone. Code pure in gelateria e alla Casa dell’Acqua, dove l’attesa tra le 10:00 e le 11:30 era di 15 minuti. Con oggi la “fase 2” concede altre libertà, quindi c’è una visione più ottimistica rispetto alle cupe domeniche di marzo e aprile. La settimana lavorativa assisterà al rientro al lavoro di molte persone, mentre non si allentano le precauzioni sanitarie che impongono l’iso della mascherina indossata e la distanza di almeno un metro da persona a persone. Auguriamo buona settimana, di soddisfazione e salute.

10.05.2020, Tecnologia tra alti e bassi.

   Il telefono, la nostra voce. Occorrerebbe conferire a WhatsApp, a Messenger la medaglia al valor civile per il servizio che hanno reso alla società. Il telefono è uno dei grandi protagonisti di questi lunghi periodi di isolamento, di ansia, di tempo sospeso, in cui bastano due chiacchiere a distanza per tirarsi su, per ritrovare un po’ di ottimismo e, a volte, per combattere la depressione. Cos’avremmo fatto senza questi due grandi colossi gratuiti? Senza la loro presenza, la SIP avrebbe fatto miliardi con i messaggi a 0,10 o con le ricariche per pochi minuti e con la “tassa” del 10% nell’effettuarla. Le persone hanno parlato, hanno scambiato quantità impressionanti di video e foto al punto di rischiare la paralisi dell’intero sistema con due picchi, uno a fine marzo e uno a Pasqua. C’è un inconveniente per chi sta ore e ore incollato al cellulare e al tablet e questo è il lato svantaggioso della tecnica domestica: si seguono le lezioni, ci si intrattiene per socializzare facendo crescere il tempo trascorso davanti ai piccoli schermi. Al di là delle questioni di carattere psicologico (per i più giovani mancano i vecchi giochi di cortile con gli amici), la comunità scientifica lancia l’allarme in quanto si moltiplicano casi di “sindrome da occhio secco”. Quando fissiamo lo schermo, le palpebre battono circa il 40% meno del normale con la conseguente maggior evaporazione del film lacrimale e la sua imperfetta distribuzione sul bulbo oculare. Tale sindrome un tempo apparteneva agli anziani, ma oggi colpisce una fascia sempre più giovane della popolazione. Applichiamo, se possiamo, la regola del 20-20-2: ogni 20 minuti di visione da vicino, sia seguita dallo sguardo fisso di un oggetto lontano per 20 secondi, poi battere e strizzare le palpebre per 2 secondi …   

09.05.2020, Il gioco delle bocce.

Fino agli anni ’60 era il divertimento preferito dagli uomini, specie la domenica, giorno in cui si svolgevano autentici campionati. Oggi si chiama “bowling” e non è la stessa cosa poiché un conto sono le bocce e il pallino, un conto sono i birilli. Il gioco delle bocce è considerato uno sport, nel quale si lanciano delle sfere rigide, dette appunto bocce, e una sfera dal diametro inferiore detto “pallino”. Il lancio della boccia ha lo scopo di avvicinarsi al massimo al pallino. Purtroppo quest’interessante passatempo è stato riposto in soffitta, ma nel ventennio del dopoguerra ha fatto divertire e competere l’intera società. A Ponteacco c’era il campo da bocce nel cortile dell’osteria della Pina Tùzuka, lato Cral. Era un campo discreto che permetteva l’osservazione da un solo lato, essendo l’altro occupato dal muretto di contenimento. Altri due campi molto quotati erano quelli delle osterie di Tiglio e Cras, assai curati con una perfetta disposizione della sabbia o polvere di mattoni rullata appositamente  e costantemente con un rullo-compressore. Succedeva spesso che le partite finivano con una generale alzatina di gomito, fatto che provocava le ire delle mogli, spesso a casa a komadare (governare) la stalla e a mungere le mucche mentre i mariti se la godevano. Forse non tutti sanno che la famiglia Serafini possedeva un proprio campo da bocce, nel grande cortile della loro casa. Giocavano con bellissime sfere fatte di legno, di un legno pesante, perfette nella circonferenza. Forse Carlo le avrà ancora?

08.05.2020, Serrature difettose.

Il nostro paese è ricco di aneddoti, di vicende vissute, di personaggi particolari il cui ricordo è ancora tramandato a decenni dalla scomparsa dei protagonisti. Parliamo di oltre mezzo secolo fa e anche in quei tempi c’era il desiderio di uscire dal paese. Si trattava di un piccolo ritaglio di libertà che offriva l’occasione di svolgere, sì, un lavoro, ma anche di godersela magari con l’innocente bevuta di un bicchiere in più, lontano dagli sguardi di persone di famiglia. Milio, Guido e Drei si erano fatti un nome nella riparazione delle serrature delle cantine. Si trattava di congegni meccanici piuttosto delicati che permettevano o non permettevano l’accesso al vano forse più importante della casa. I problemi erano sempre risolti. I tre paesani erano accomunati da esperienze diverse ed efficaci: Milio era il falegname, Guido il fabbro e Drei il passa-attrezzi. Quando intervenivano per le sole manutenzioni, la giornata era uno spasso. Mettevano assieme numerosi nominativi e partivano. Ogni lavoro corrispondeva a un compenso economico, ma soprattutto a un compenso “liquido”, costituito da un generoso assaggio di vino. Immancabilmente succedeva che i 10 interventi previsti per la giornata si limitassero a tre al massimo. E si chiedevano anche il perché di questa scarsa produttività …

07.05.2020, La rivoluzione tecnologica nelle nostre case.

  C’è poco fa fare, la tecnologia domestica affascina. Tutti siamo dotati di sofisticate apparecchiature che ci permettono di comunicare con il mondo e di essere aggiornati in tempo reale su notizie, avvenimenti e argomenti di singolo interesse. La notizia di oggi si aggancia a una trasmissione della RAI andata in onda ieri. All’interno del programma, è stato diffuso un breve servizio risalente al 1969. Il documentaio, in bianco e nero, con il timbro di voce ancora metallico del conduttore, faceva vedere un bel salotto con una TV a tubo catodico (non c’erano altre), un grammofono, detto giradischi, una radio presumibilmente a valvola, tipo “Mivar”. Il conduttore, nell’illustrare la fiera tecnologia del momento in quella stanza, ha detto: “Tra non molto, tra qualche decennio, le case saranno dotate di un’apparecchiatura che sarà collegata a un sistema centrale in cui tutte le apprecchiature potranno collegarsi. Ci sarà la possibilità di effettuare video-telefonate in tutto il mondo e in conferenza, si comanderanno da casa e anche da fuori casa molti congegni elettronici che miglioreranno la qualità della vita. Si andrà in banca raramente e il denaro contante sarà parzialmente sostituito da altre forme di pagamento tecnologico. I ragazzi rivoluzioneranno la concezione del gioco, che non si svolgerà più in cortile. Soprattutto, si seguiranno le lezioni scolastiche e universitarie da casa e i salotti saranno trasformati in aule”. Una previsione azzeccata quella del conduttore servizio televisivo trasmesso 51 anni fa.

06.05.2020, La pandemia finisce in Tribunale.

Questa notizia non ha nulla di locale, è di carattere generale solo per comprendere l’ambito giuridico a proposito delle conseguenze della pandemia. Le imprese europee fanno i conti con essa e si affidano agli avvocati per ristrutturare i contratti, specie d’affitto. Cresce esponenzialmente anche il numero di piccole e medie aziende che sono costrette a rescindere i contratti a causa dei problemi di approvvigionamento delle materie prime. Pensiamo al problema degli esercizi pubblici: è sul giornale di oggi. Quanti bar riapriranno? Come faranno a pagare le spese di gestione arretrate? La paralisi del sistema giuridico e la chiusura degli uffici legali, con eserciti di avvocati anche a Udine e Cividale, che lavorano da casa, non aiuta. Ci sono numerose aziende sull’orlo della bancarotta. Come fare? Non esistono codici che prevedano una situazione di questo tipo. Nella legislazione sono contemplati i terremoti, le alluvioni, ma non il virus. Poche sono le imprese che nei contratti hanno aggiunto un’epidemia poiché nessuno l’aveva mai prevista.

05.05.2020, Tutti cucinano.

  Anche le persone che in paese si erano convertite ai piatti pronti. I ponteacchesi si sono rimessi ai fornelli. R ci dice che sua moglie ha iniziato a fare il pane con risultati eccezionali. Un pane croccante, profumatissimo, che dura due e più giorni. E  questo è solo un esempio che riguarda un ritorno ai fornelli, ai prodotti da forno fai-da-te. Al mulino si vendono consistenti quantità di farina per pane-pizza-dolci e molti supermercati sono rimasti privi di Manitoba. Il cucinare “tiene su” il fisico (anche troppo) e il morale. Riscopriamo di avere un cospicuo patrimonio gastronomico, forse dimenticato o trascurato dalla vita moderna e frenetica e pronto a riaffiorare carsicamente, quasi a nostra insaputa. Ecco Enzo che va a caccia di camei, buonissimi, ecco i piatti che appaiono sui social fatti da M., da R. È un bene aver riscoperto il rituale del focolare domestico e quando le cose vanno un po’storte nulla come i rituali aiuta le persone a rimanere se stesse.  Visto che siamo una società sociale e socievole, non ci limitiamo a spignattare, sminuzzare, sobbollire, macerare, lievitare per conto nostro. Il gulasch, il pasticcio, la Wienerschnitzel, le patate in tecia, la carbonara li facciamo in streaming e non potendoci invitare, almeno ci passiamo le ricette, le foto, i consigli. Ma sì, il cibo rincuora, tonifica la mente non tanto il corpo, consola l’anima. E finché sarà vietato il “face su face”, almeno nel mondo della cucina rimanga il “face to Facebook”.

04.05.2020, Ieri a Ponteacco.

Finalmente! L’allentamento delle disposizioni di prevenzione sanitaria ha decisamente animato la domenica ponteacchese. Gruppi di ciclisti e numerosi singoli hanno raggiunto il nostro paese da Sorzento e da San Pietro al Natisone lungo la ciclopedonale che costituisce un insostituibile strumento di svago. Oltre alle bici, numerosi anche i pedoni che hanno avuto l’occasione di godersi il tepore di una bella domenica di primavera, funestata verso sera da addensamenti poco rassicuranti e da qualche goccia di pioggia. Il temporale della notte tra sabato e domenica ha scaricato tuoni e fulmini senza peraltro causare altri disagi. Oggi effettueremo un nuovo piccolo passo verso la normalità con l’apertura del piccolo parco attiguo al Centro. L’area è stata igienizzata con prodotti disinfettanti. Sono state stabilite delle regole, pena l’immediata chiusura: non più di 10-12 persone in tutta l’area, obbligo di mascherina indossata, distanza di almeno un metro tra persona e persona. Gli utenti sono pregati di non spostare la disposizione di sedie e panche poiché è stata controllata con il metro. Apertura 08:00, chiusura 18:00. Auguriamo una buona settimana sperando davvero che i dati ci diano una mano, quella di avviarci pian piano verso un’estate vissuta.

03.05.2020, Non solo virus (di F.S.).

Io lo conosco da anni, non è nato eroe. Forse principe azzurro. Lo conosco abbastanza – abbiamo ricordi condivisi – come si può conoscere chi è allegramente restio a rivelarsi generoso e disinteressato, dote predisposta al gesto eroico. In pratica uno così non si conosce mai bene. E se dovessi dirla tutta l’ho sempre trovato essenziale, perfino mentre mi racconta delle sue attitudini creative e geniali. Misurato anche nell’entusiasmo. In lui traspare una intima solidità caratteriale, affidabile e disarmante, uno a cui dire ho bisogno di te senza preoccuparsi che possa squagliarsela. Ha belle mani, aristocratiche e lo si capisce dal modo con cui stappa una bottiglia di spumante. Mani da pianista, o da chirurgo. Suo malgrado, come tutti, si è trovato di fronte questa tragedia eppure, quando ha dovuto scegliere tra lasciare gli affetti, il riposo dorato della pensione e l’affrontare i rischi e le rinunce, credo non abbia avuto esitazioni. L’appello del camice è stato più forte. Come penso succeda, a occhio, per i novizi ogni volta che sentono la chiamata. L’ho immaginato con la moglie, intenti a preparare i bagagli sotto sguardi pesanti, in silenzio perché nel momento del coraggio e della sfida finanche le parole si ripongono in valigia. Si è messo a disposizione della Protezione civile che lo ha destinato all’Ospedale di Asti, Piemonte. Era in piena missione quando gli ho trasmesso i miei auguri di Pasqua. Mi ha risposto con un “A presto” col quale mi ha lasciato intendere, o sperare, che andrà tutto bene. Dopo tre settimane è tornato in Friuli, stanco ma in buono stato. Riprenderà le sue relazioni, i suoi interessi interrotti e rifletterà su qualche certezza sconvolta, ma non truccherà le carte fingendo di essere stato invincibile. Perché lui sa, nessuno nasce eroe.

02.05.2020, Ieri, I Maggio.

In Occidente la Festa dei Lavoratori non ha mai avuto l’impatto sociale riscontrato nei Paesi dell’Est. Al tempo della Jugoslavia, c’erano quattro giorni di festa ed era la risposta socialista al ponte di Pasqua. La storia del nostro paese non annovera partecipazioni oceaniche di paesani a cortei e manifestazioni, pur rispettando la valenza morale di tale giornata di festa. Quest’anno la Festa del Lavoro e dei Lavoratori è stata piuttosto malinconica, vuota nella sua essenza. È capitata nel momento in cui ci sono milioni di disoccupati, cassaintegrati, lavoratori in sospeso, precari che potranno come non potranno essere riconfermati. È capitata nel momento in cui non tutti hanno la fortuna lo stipendio fisso o del lavoro agile da casa o la pensione certa. Ci sono alte percentuali di persone che vivono con proventi giudicati indignitosi per la valenza morale che si dà al lavoro. Avere un lavoro ci aiuta ad amare, amare qualcuno migliora il lavoro, lavorare con amore è un dono immenso, l’amore richiede la manutenzione del lavoro e il lavoro richiede la dedizione dell’amore. Ma quando il lavoro si perde, si perde pure l’amore per la vita. In questa cornice di contrasti il paese, le Valli, il nostro amato Friuli ha vissuto la giornata di ieri.