16.07.2020, Una giornata di tanti anni fa (contributo di Rino Cornelio, 1/3)

   Assieme ad alcuni ragazzi di Ponteacco, parecchi nati come ricordo di guerra, decidemmo di allestire una squadra di calcio per competere con i paesi limitrofi per il “dominio” della zona. Nome della squadra: “Ponteacco-Petiàh” e il suo stadio era il “Tulìn” in pianura a ridosso del fiume Natisone, meta estiva di tanti bagnanti locali e foresti. Nei pressi sgorgava una sorgente di acqua fresca e sana chiamata “Cofadar” alla quale andavano le signore del luogo a fare il bucato e contemporaneamente a fare una “babata” per rallegrarsi la mente. Era come sentire il telegiornale della TV perché riportavano fatti e curiosità del luogo. Il proprietario del terreno era il signor Serafini, contadino immigrato con tutta la sua bella famiglia che gentilmente ci permetteva di fare uso del suo terreno per giocare …

 

15.07.2020, La volpe … si e/volpe

   Hanno dato non pochi grattacapi in paese le volpi con i loro assalti notturni nei pollai. Il proprietario si alzava al mattino, sentiva un inconsueto silenzio nel recinto, nel kakošnjak; man mano che si avvicinava aveva il presagio di qualcosa che non andasse e all’interno il disastro, dal gallo alle galline, un cimitero. La volpe ha la capacità di adattarsi alla furbizia dell’uomo e, a partire dagli anni Settanta-Ottanta è tornata a popolare non solo i boschi, ma anche i fondovalle, le pianure, le campagne e le periferie delle città. È stata avvistata anche in pieno Ponteacco, quando due anni fa è spuntata dalla boscaglia della Tùzuka. Abbiamo scoperto che le volpi sono animali molto territoriali, non tollerano la presenza di simili nella propria area di caccia. Non potendo convivere, tendono ad andare ovunque ci sia posto libero e distribuirsi in modo omogeneo. Si tratta di un animale molto adattabile. La volpe “urbana” pare abbia un morso più forte delle sue colleghe campagnole, che invece sono più modellate per la velocità. In città la volpe non ha bisogno di andare a caccia, di inseguire prede, ma più semplicemente stare in piedi su una pila di rifiuti e nutrirsi del cibo che è stato scartato, forse anche abbandonato in una delle tante vie di Udine dove abbonda l’immondizia.

14.07.2020, Breve riunioner del Consiglio direttivo ieri

   Talmente breve che non erano neppure presenti tutti i Consiglieri, ma soltanto chi ha potuto. L’incontro è stato informale, ovvero senza la stesura del verbale. La mini-assemblea ha esaminato la situazione generale e i prossimi appuntamenti che hanno una data ancora variabile, compresa quella dell’Assemblea generale dei Soci, chiamata per esaminare i documenti finanziari e per approvare o non approvare alcune modifiche di Statuto. Salta la data indicata, mentre si fa concreta quella del 23 agosto. Il motivo dello spostamento è dato dall’impossibilità fino a quel giorno, di avere in assemblea un delegato dell’Associazione delle Pro Loco del FVG, un membro che è di diritto deve partecipare ai nostri lavori. Il 23 di quel mese coincide anche con la IV d’Agosto, quindi una giornata di festa per il paese. Nell’incontro di ieri c’è stato un passaggio di carte, è stato fatto il punto dei lavori al Mulino ed è stata fissata la data dell’inaugurazione che, al 90%, potrebbe svolgersi sabato 01 agosto. La conferma definitiva della data la avremo in settimana. Il mini-Consiglio di ieri ha stabilito i turni domenicali per il mese di luglio e agosto e i lavori, iniziati alle 20:30, sono terminati cinquanta minuti dopo.

13.07.2020, Ieri al Centro

   Domenica vivace ieri al Centro. Il cancello si è chiuso verso le 14:00, un’ora oltre il termine. Il turno di Elide e Bianca è ormai collaudato e molto gradito dai soci per la loro cortesia. La Pro Loco non può che ringraziare queste due signore che, come tutti gli altri turnisti, hanno investito il loro tempo libero nel nostro interesse. La domenica è stata caratterizzata da molto traffico. Verso le 09:30 un gruppo di una settantina di moto, tutte in fila, ha percorso la statale. Forse si è trattato di un raduno in Slovenia? Molta gente non solo al Mulino che vede ancora attivo il cantiere, fino a questa sera, ma lungo tutto il corso del fiume. Gli amanti del mare hanno riscoperto la bellezza del fiume. Entrano nel vivo i preparativi in vista dell’inaugurazione di sabato 25 o 01 agosto. Stasera si svolgerà una riunione informale, cioè senza stesura di verbale, del Consiglio direttivo. Faremo il punto della situazione sulla vita della Pro Loco. Auguriamo una felice settimana a lettrici e lettori.

12.07.2020, Finirà l’epidemia? (2/2)

Un altro possibile scenario indica che il virus muti nel suo genoma, si adatti al suo “ospite” (cioè noi) e “capisca” che è meglio farci ammalare lievemente, per darci modo di andare in giro e contagiare meglio gli altri. Quanto al vaccino, se le cose andranno bene, ma molto bene, avremo la soluzione per arginare la pandemia già a fine 2020, inizio 2021. Se le cose andassero molto, ma molto amle, non raggiungeremo mai un vaccino efficace, come per l’Hiv-AIDS. Lo scenario intermedio, più probabile, prevede che troveremo dei vaccini efficaci, ma non al 100%, come avviene per la vaccinazione contro l’influenza: potremmo tenere a bada i sintomi più gravi, ma senza contenere del tutto la circolazione del virus. Si tratta di uno scenario in evoluzione e molti di noi sono preoccupati per quanto ci riserverà il prossimo autunno. Lo trascorreremo con limitazioni? Il freddo propagherà il virus? Perderemo la salute nello stare in coda, all’aperto, al freddo davanti all’ingresso di negozi, farmacie, uffici?

11.07.2020, Finirà l’epidemia? (1/2)

Al mare, ma toccata e fuga, ai monti, passeggiata in giornata. Trascorre così in paese questo periodo che precede le ferie. Sentendo l’opinione dei nostri paesani, nessuno si è creato le vacanze desiderate, magari con viaggetto all’estero, in Grecia, in Spagna. Questi sono vecchi ricordi. Tutti noi ci chiediamo: come e quando finirà l’epidemia che ha sconvolto la nostra vita? Chi scrive non è certamente medico e le conclusioni non possono che essere dilettantistiche. Stando a quanto dicono i canali seri di informazione, sembra ci siano diversi scenari. Senza le prescritte misure di precauzione e prevenzione, il virus si riproporrà a ondate, così come sta avvenendo in questi giorni nella Penisola balcanica (12 solo ieri in SLO, 116 in Croazia, per non parlare di Bosnia e Serbia). Probabilmente queste ondate colpiranno gruppi numerosi di persone fino a quando non avremo raggiunto la cosiddetta “immunità di gregge”. È stato calcolato che potrebbero servire almeno tre anni, con un numero complessivo di vittime piuttosto alto, con conseguenze permanenti sulla salute di chi è stato colpito …

10.07.2020, Il viaggio di una bottiglia di plastica

   La “Casa dell’Acqua” di San Pietro al Natisone è un toccasana per l’ambiente, infatti sono decine le migliaia di bottiglie di plastica risparmiate all’ambiente. Infatti, la classica bottiglia che spesso abbiamo svuotato di contenuto ed aria, uno dei prodotti più semplici da riciclare, contiene per esempio tre “famiglie” di plastica: il corpo principale è in PET, uno dei materiali nobili e con maggior richiesta sul mercato, il tappo in polietilene come quello dei flaconi dei detersivi e l’etichetta che è stampata su una pellicola di polietilene a bassa densità. Le bottiglie di plastica sono ammassate e portate a Udine-sud in un centro di compattazione, dove si esegue una separazione grossolana da altri rifiuti solidi. La compressione è generale, in  blocchi da un metro cubo (1x1x1) chiamati volgaremente “balle”. La compressione è molto compatta, appunto, per evitare la rottura delle balle. A questo puntola plastica è messa all’asta dal Consorzio CoRePla che la piazza, a seconda del mercato, dai 240 ai 400 euro a tonnellata, Si provvederà a sminuzzarla, “cuocerla” e trasformarla in grani dai colori richiesti, pronta per essere riutilizzata.

09.07.2020, Barba & capelli

   Le lunghe e fluenti chiome delle nostre trisnonne! Arrivavano anche all’osso sacro, sistemate poi in trecce successivamente avvolte alla nuca per formare il “kukòn”, una sorta di “gubana” fatta di capelli che a qualcuno potrebbe ricordare l’immagine di Nilde Jotti o di Ave Ninchi. I capelli lunghi delle donne rappresentavano la fertilità ed erano sinonimo di bellezza. I maschi in passato apparivano più trasandati: la barba era fatta in base al tempo libero, spesso con uno specchietto appeso a un albero, i baffi erano molto folti e di fogge diverse, i capelli erano generalmente corti e sempre nascosti dal cappello, Anche nel taglio dei capelli la Chiesa non poteva non metter becco. Il Concilio di Rouen (1096) impose ai chierici e ai fedeli il taglio dei capelli, anche se queste disposizioni non furono seguite da tutti, pensiamo infatti agli eremiti, asceti, monaci, contemplatori, predicatori e pellegrini, tutti rigorosamente cappelloni e barbuti. I re e i nobili apparivano sempre sbarbati e con i capelli corti ad eccezione di Federico, detto proprio “Barbarossa” (1111-1190).

08.07.2020, Come si vestivano i nostri avi nel Medioevo (2/2)

   Andavano di moda ampi pantaloni per gli uomini che non usavano le mutande; le donne indossavano tonache che arrivavano alla caviglia, pure loro senza mutande, infatti facevano pipì generalmente in piedi e l’igiene intima di ambo i sessi non rappresentava affatto un problema. Ai piedi portavano zoccoli in legno o pèdule, anche se la maggior parte della popolazione svolgeva tutte le operazioni della quotidianità a piedi nudi. La piante dei loro piedi era in grado di affrontare tutti i tipi di terreno, dalle ghiaie accuminate ai rami con spine. Poi, le mutate condizioni economiche, considerato che l’aspettativa era la metà della nostra contemporanea, influirono anche sul modo di vestire, con la ricerca del bel vestito della domenica e delle cerimonie. Solo nell’Ottocento apparve il “Ghvànt”, il vestito delle domenica, quello che si vede nelle vecchie fotografie di un tempo.

07.07.2020, Come si vestivano i nostri avi nel Medioevo (1/2)

   Da una nostra ricerca, gli abiti erano pochi ed essenziali. Il materiale era molto povero e vestirsi in quegli anni era questione di mera necessità non certo di stile. Era lontana anni luce la necessità di apparire, da cui discende nei tempi moderni la compulsiva corsa a differenziare foggia e colore dell’abito per dimostrare il gusto e il benestare economico di chi lo indossa. Solo dal ‘400-‘500 in poi , con l’ascesa di quella che poi diventerà la classe borghese, l'”abito comincia a fare il monaco”, cioé a parlare in società di colui o colei che lo indossa. Nelle Valli erano ben pochi coloro i quali potevano permettersi una distinzione in fatto di abbigliamento. Non c’era il rutilare di ricercatezza tra stoffe, sete e colori, anzi, si trattava di vestiti costituiti da tessuti priuttosto grezzi, duri, difficili da lavare, da asciugare, da stirare. Da noi la vita era legata all’avvicendarsi delle stagioni e il problema del vestirsi era solo di necessità, pratico e semplice.