Anche oggi la vita di paese è fatta di legami e l’intreccio dei legami comunitari che costituiscono il paese è sostanzialmente equilibrato. La necessità di essere solidali è un valore che per fortuna abbiamo raggiunto da tempo, ma una volta la conflittualità era veramente diffusa e metteva a rischio valori che dovevano essere sempre riaffermati, così come ci sono legami obbligati che si intrecciano a legami scelti. E come da sempre nella storia umana, seppur modificati, ci sono relazioni e conflitti che stringiamo e alimentiamo per necessità e calcolo e ci sono relazioni che stringiamo o rompiamo perché sollecitati da sentimenti ed emozioni. Questa in sostanza è la vita di paese e, per certi aspetti, anche di pianerottolo in città, nel principio “tutto è di tutti”. Certo, in paese talvolta lo sguardo è ed era ossessivo, esiste ed esisteva il controllo sociale, la lima sorda e aguzza del pettegolezzo era pratica molto diffusa, la comunità attenta anche oggi che quel che accade avvenga secondo le regole, nel rispetto dei modelli e dei valori che sostengono il delicato equilibrio su cui si regge la vita collettiva. Non sono i contadini: sono i cittadini che hanno nostalgia della serena vita di paese! E l’emergenza sanitaria di questi periodi, pur nella preoccupazione di tutti, ne è un esempio.
21.03.2020, Ritualità e credenze tra ieri e oggi (1/2).
La cultura contadina ha la dimensione del paese. Peccato che nel corso del tempo molti aspetti di questa grande storia dell’uomo sia andata persa. Se prendiamo in esame qualsiasi suo elemento, come ad esempio un gesto rituale che esperte eseguivano dietro casa Mattelig, all’imbocco di via Lovinza, oppure una leggenda o una credenza, ci si potrebbe accorgere dell’enorme valenza antropologica della ritualità, della mitologia e dei riti magici che un tempo hanno scandito il trascorrere del tempo. Fino agli anni ’20 del secolo scorso anche in paese la sposa rompeva la bacchetta preparata da tempo, asciutta, “croccante” e lanciava i due pezzi alle proprie spalle mentre abbandonava la casa paterna, oppure riti e usanze per stimolare l’allattamento del neonato; dicono che mettevano la camicia dell’ammalato a disposizione della strega, per farlo guarire, sul balcone immerso nel buio. Si trattava di una lunga e ininterrotta catena di passaggi bocca a bocca, scarsamente attestati e che potremmo definire “la catena dell’oralità”, tutto vissuto come profondamente e radicalmente locale. Bastava andare in un altro paese, oppure sulla sponda opposta del Natisone per sentire tutt’altre usanze. Praticamente era tutto interiorizzato per rendere vivibile e comprensibile la vita qui, a Ponteacco, nell’allora comunità stretta.
20.03.2020, Il rogo di Mezzana (di Daniele Golles, 3/3)
Arrivata la carovana a Pulfero, i mezzanesi furono lasciati liberi ed hanno cercato rifugio presso conoscenti, mentre tutto il bestiame è stato condotto a Cicigolis dove è subito cominciata la macellazione». Il giorno dopo una parte delle famiglie ritornò a Mezzana cercando di salvare qualcosa, altre cercarono rifugio presso conoscenti a Tiglio o Ponteacco. La famiglia di mia mamma optò per questa scelta; mio nonno Giuseppe, padre di mia madre che lavorava nella cava dell’Italcementi a Vernasso, seguì da lontano gli avvenimenti e fu fermato a stento dicendogli che non c’erano morti o feriti. Ancora dal diario di don A. Cuffolo (pag.170 it) »Ho saputo là che i due uccisi a Mezzana erano stati caricati su di un carretto che poi è partito verso la Carnia, seguito da un altro carretto su cui c’era il reverendo »muezin« con i suoi … chierici. Buon viaggio, ma senza ritorno!».
19.03.2020, Il rogo di Mezzana (di Daniele Golles, 2/3)
Ogni persona mentre usciva fu colpita col calcio del fucile. Quando arrivò il turno di mia mamma, la nonna Perina le mise in braccio la sorella più piccola, uscì e la guardia alzò il braccio e colpì mia mamma sulla schiena perchè si piegò per proteggere la sorellina; il dolore l’ha sempre ricordato. Una volta riuniti nella piazzetta della fontana i Cosacchi piazzarono davanti a loro una mitragliatrice e un urlo diede inizio al saccheggio. Una volta finito appiccarono il fuoco ai fienili, ai portici, ai poggioli dove erano appese le kite intrecciate di pannocchie di granoturco. Loro immobili vedevano morire avvolti dalle fiamme i loro ricordi e i loro averi. Riporto cosa scrive nel suo diario Don Antonio Cuffolo, parroco di Lasiz (Moj dnevnik – La seconda guerra mondiale vista e vissuta nel ‘focolaio’ della canonica di Lasiz” – Most società cooperativa a r.l., Cividale del Friuli 2013, pag. 167): «Mezzana in fiamme. … Poi abbiamo visto una lunga colonna di bovini, uomini, donne e bambini in fila indiana scendere dal paese spinti verso Pulfero con calci e bastonate delle bestie turche, portando per essi la roba saccheggiata dai turchi. …
18.03.2020, Il rogo di Mezzana (di Daniele Golles, 1/3)
Si parla spesso del tragico incendio del 26 febbraio 1945. Riporto le memorie raccolte dalla voce di mia mamma, allora ventenne abitante di Mezzana che mi raccontava che a Mezzana facevano spesso visita i Cosacchi del Don, i Cosacchi del Kuban, le pattuglie tedesche in perlustrazione e i reparti partigiani. Le famiglie cedevano, pur di non aver fastidi, il poco che c’era nella vintula, madia che avevano l’abitudine di tenere quasi vuota. Quella mattina del 26 febbraio sotto il paese c’era un gran trambusto, si sentivano urla e spari. I turchi provenienti da Lasiz che erano andati a saccheggiare Mezzana incontrarono una ragazza del luogo e volevano approfittare di lei, in suo aiuto, si dice, accorsero dei partigiani che erano presenti in zona. Nello scontro rimasero uccisi due turchi, mentre un tezo riuscì a scappare, pur ferito. Altri raccontano che erano accorsi alcuni paesani che volevano salvare la ragazza dalla violenza. Partì quindi dal commando Cosacco di Biacis l’ordine di rappresaglia. Non era che i cosacchi arrivati a Mezzana trovarono il paese vuoto, a me risulta che quasi tutte le famiglie erano nelle proprie case e che una signora che aveva lavorato in Germania tentò una disperata mediazione parlando in tedesco, ma senza risultati. Fu messa una sentinella ad ogni porta, poi arrivò l’ordine di far uscire una persona alla volta.
17.03.2020, Difendiamo le rondini.
Alloggio offresi per rondini e balestrucci antizanzare. Assieme ai pipistrelli, questi simboli della primavera sono i mezzi naturali più efficaci per combattere la fastidiosa presenza di mosche e zanzare. Dopo un tragitto migratorio di 12 mila km attraverso il Sahara, il Meridione d’Italia, le rondini tornano a fare il nido da noi e a liberarci dagli insetti dannosi. La rondine può catturare ogni giorno fino a 5 mila tra mosche e zanzare (l’abbiamo letto sul “Gruppo rondini e rondoni d’Italia”). Per fortuna da noi la sensibilità nei confronti di questi uccessi è molto cresciuta, anche con un progressivo fiorire di iniziative di posizionamento di nidi artificiali. Su Amazon un nido costa sui 14 EUR, spedizione compresa. Un tempo, quando il rispetto della natura era pressoché a zero, non si badava e con una lunga pertica più di qualcuno ha distrutto i nidi con le uova, per non avere l’incombenza di pulire un po’ di escrementi. A Trieste l’Associazione “Liberi di volare” l’anno scorso ha posizionato bel 181 nidi artificiali per rondoni e, appena riapriranno le scuole, si farà campagna di sensibilizzazione in classe. Rondine, rondoni e balestrucci sono i benvenuti, un rimedio davvero efficace contro le zanzare, altroché flit o altri inquinanti. Dove alloggiano questi preziosi uccelli, la presenza di insetti dannosi è dimezzata.
16.03.2020, Ieri a Ponteacco.
Abbiamo trascorso una domenica molto particolare. Nessuno si ricorda una situazione simile, anche se qualcuno ha fatto il paragone con le domeniche di austerità (crisi petrolifera) dal 02 dicembre 1973 al 10 marzo 1974. In quel caso la gente poteva comunque muoversi. A dimostrazione di quanto le norme siano severe, ieri i Carabinieri hanno percorso anche la strada ciclo-pedonale Ponteacco-San Pietro per identificare i trasgressori delle norme. Traffico inesistente, tutto chiuso in pomeriggio, coprifuoco la sera, questo è il quadro generale. Cos’hanno fatto i ponteacchesi? Si è sentita una motosega nei quartieri settentrionali, un tosaerba in quelli vicino al Centro, qualcuno a spasso con il cane e null’altro. Una bella medaglia al valor civile andrebbe conferita a WhatsApp che ha svolto l’importantissima funzione di tenere il contatto tra le persone: ci siamo scambiati una moltitudine di messaggi, video, vignette, video-conferenze, quantità ed intensità mai viste prima. Ci hanno scritto i nostri amici dal Belgio, Paese dove sono state adottate proprio in queste ultime 24 ore delle norme assai severe, simili alle nostre. Daniela si dice preoccupata e angosciata per le notizie che provengono dall’Italia. Anche Beppina, dalla Germania, legge con apprensione i numeri impressionanti che arrivano dal nord-Italia. La vicepresidente ha postato su Fb il video con la suonata di sabato pomeriggio, organizzata lì per lì, alla quale hanno aderito alcuni musicisti del paese. In meno di 24 ore ci sono state ben 9.000 visualizzazioni effettuate da molti Paesi del mondo. Un grazie alla vicepres e ai suonatori della “Ponteacco-band” che hanno avuto l’opportunità di stemperare la tensione e in alcuni casi anche la tristezza per questo momento in cui ci siamo trovati.
15.03.2020, Stili di vita a confronto (2/2).
Mutamenti anche negli occhi: oggi si è molto più miopi rispetto all’uomo del Neolitico. La vita di quei tempi era molto breve e c’era un’altissima mortalità infantile che faceva abbassare la media. Inattività, sedentarietà e cattiva dieta oggi stanno creando una massa di malati con patologie che 6-7.000 anni fa non c’erano. Si sopravvive anche al bombardamento di medicinali moderni. Nessuno ovviamente si sogna di ritornare al Neolitico, ma per stare bene basterebbe mettere in sincrono Dna e stili di vita, recuperando abitudini come il camminare, far giocare i bambini all’aperto, non stare seduti per ore e ore, mangiare in modo sano e contenuto, evitando rigorosamente il cibo-spazzatura che rischia di farci diventare americani, Paese dove si trovano il 60-70% di obesi. La nostra vita sedentaria ha danneggiato alcune parti del corpo: la schiena, l’occhio, il cuore, il sistema circolatorio, le arcate dentarie. Un popolo di malati rispetto a chi si nutriva di radici, selvaggina e pesce qui, sotto casa nostra.
14.03.2020, Stili di vita a confronto (1/2).
L’uomo del Neolitico, presente circa 6-7.000 anni fa nel riparo preistorico vicino al Natisone, ha vissuto discretamente e, sotto certi aspetti, meglio di noi. Il nostro corpo si è evoluto per stare immerso nella natura, muoversi e contare su fonti alimentari varie ed incostanti. Si vive in luoghi inquinati, c’è l’inquinamento radioelettrico, assumiamo cibi ipercalorici stando immobili per ore. I neolitici non soffrivano d’asma, di mal di schiena, di allergie, sconosciute anche da noi fino a mezzo secolo fa. Certo, vivevano fino a 30-35 anni, ma per motivi ben diversi. Le allergie sono sempre più popolari e sono causate dal sistema immunitario che, evolutosi per attaccare i parassiti, oggi reagisce esageratamente a stimoli innocui come pollini, detersivi o altri inquinanti. Secondo gli esperti, alcuni problemi tra i giovani sembrano derivare dalla dissonanza tra il Dna e gli attuali stili di vita. Le dentature dei Neolitici, ad esempio, non presentano problemi con il dente del giudizio, diventato per molti un problema da operare chirurgicamente. Sembra che i bambini mangino cibi dolci e morbidi al punto da non stimolare la crescita della mascella per ospitare questi denti.
13.03.2020, Riceviamo una lettera.
Riceviamo da una nostra affezionata lettrice questo testo che voilentieri pubblichiamo. La persona abita in un altro Paese:
“Spero stiate tutti bene e che abbiate la forza e la pazienza per aspettare il trascorrere dei giorni.
Naturalmente seguiamo le vicende del Paese. Sembra un bollettino di guerra. Per ora in xxxx, nonostante ci siano decine di persone malate nel sud del Paese, non sono state
prese particolari misure , tranne il consiglio di lavarsi frequentemente le mani e di evitare strette di mano.
Ritengo che sia solo questione di tempo, dato che il resto dell’ Europa ha capito che sara’ necessario applicare le misure prese in Italia.
Personalmente mi dispiace molto perche’ avevamo
programmato di venire a xxxx all’inizio di aprile.
Dobbiamo pazientare ed aspettare che tornino tempi migliori. Saluti cordiali a voi tutti e vi/ ci auguro di
rimanere in buona salute, sperando che i venti
primaverili spazzino via virus ed incertezze.
Mandi mandi”.