Era uno strumento indispensabile, presente in quasi tutte le case e usato settimanalmente almeno fino alla metà del secolo scorso. La zangola oggi è semplicemente un reperto museale. Si tratta di un recipiente costituito da tavole di legno assemblate in forma tronco-conica, consistente in un cilindro dal fondo chiuso con un impugnatura a forma di bastone al centro terminante con un disco di legno con dei fori lungo il perimetro. La pinja serviva per ricavare il burro dalla panna. Il suo funzionamento era abbastanza semplice, ma piuttosto faticoso e richiedeva del tempo. La panna, raccolta dalla superficie del latte appena munto, era versata all’interno della pinja a sua volta chiusa nella sua sommità con un coperchio. Azionando l’impugnatura che svolgeva la funzione di stantuffo, si sbatteva la panna su e giù per una buona ora. In tal modo si separava la materia grassa dal liquido, la batuda, e si consentiva di ricavare il burro. La crema era raccolta in una cikera (tazza) e sulla superficie del burro si tracciava una profonda croce o più linee parallele. Quest’operazione si svolgeva soprattutto il venerdì, giorno di digiuno ed astinenza. Molti quel giorno consumavano la batuda (che può anche oggi piacere o non piacere) accompagnata con pezzi di polenta, di pane misto o castagne. La batuda oggi è considerata un prodotto di “lusso”. Una piccola curiosità: la capitale del Kirghizistan, Biškek, prende proprio il nome dalla pinja, infatti in lingua kirghisa significa proprio “zangola” o, appunto “pinja” a dimostrazione di quanto fosse popolare quest’attrezzo nella civiltà contadina di un tempo.
17.01.2020, Oggi celebriamo sant’Antonio.
Precisiamo subito che si tratta di sant’Antonio abate e non Sant’Antonio da Padova. Nato e vissuto nei deserti egiziani (254-356), è considerato il padre del monachesimo. Oggi si celebra la data della sua morte che coincide con questo periodo di “preprimavera” e il calendario presenta sotto il profilo meteo quello che dovrebbe essere il periodo più freddo dell’anno, o comunque di transizione rivolto verso l’equinozio di primavera e quindi verso l’apertura di un nuovo ciclo naturale ed agrario. Tra Epifania, Carnevale, Mezzaquaresima, Candelora, Ceneri e Quaresima, la festa di sant’Antonio abate di fatto “ingloba”queste funzioni purificatorie, volte a favorire la fertilità della terra. Secondo le leggende e le cronache riferite all’anacoreta egiziano, patrono di Clenia, questo potente uomo di preghiera vinse le tentazioni del demonio e fu guaritore dell’herpes zoster, il cosiddetto “fuoco di sant’Antonio”, ma a queste funzioni agiografiche furono aggiunti simbolismi tratti dal mondo animale (il mito celtico del cinghiale-Lug), compreso il maialino che accompagnava l’illustre santo cristiano con la campanella al collo. Solo così si spiega la grande popolarità del santo, protettore degli animali domestici. Tutte le stalle del paese avevano un effige del santo con la barba, munito di bastone con la campanella , con ai piedi un suinetto, un cane e la figura del diavolo sconfitto. Le immagini potevano essere diverse da stalla a stalla (quella dei Mihciovi era diversa da quella dei Markici), ma non una cosa in comune: un buon dito di polvere di fieno sul quadretto.
16.01.2020, Come funzionava la cava di Ponteacco (3/3).
L’esplosione di tritolo provocava consistenti cedimenti di materiale. La roccia spaccata con il piccone e raccolta con la pala era caricata su piccoli vagoncini trasportati fino all’orlo della tramoggia. Lo scaricamento del materiale era facilitato dalla struttura del mezzo rudimentale che assomigliava ad un rovesciamento del contenuto lungo questa ripida discesa dove si ammassava il materiale estratto. Da qui partiva una funicolare a circolazione continua costituita da una serie di contenitori sospesi che si svuotavano all’altezza della seconda tramoggia (Hotel Natisone) dove si caricavano i cassoni dei camion della ditta Folicaldi di Cividale, che percorrevano continuamente, tutto il giorno la tratta dal cementificio a Tiglio e viceversa (vuoto per pieno). Le operazioni di carico dei contenitori della teleferica erano gestite da Giuseppe (Bepo) Del Zotto, padre di Severino. A suo giudizio, in caso di pericolo, l’impianto poteva essere fermato. Il problema principale riguardava l’accesso a Mezzana. I due sentieri, uno a destra e l’altro a sinistra della cava, erano esposti sia durante le operazioni di brillamento, sia per il pericolo di scivolare dall’alta parete che si era formata. La direzione dell’Italcementi finanziò la costruzione di una “variante di sentiero”, quello a sinistra, lato nord della cava. La variante era certamente più sicura poiché il primo tracciato era sull’orlo del baratro e poteva costituire pericolo per il transito di persone e merci verso o da Mezzana. Lo smantellamento della cava lasciò un immenso piazzale tutt’ora visitabile, utilizzato nel 1964-1966 per la costruzione della strada carrabile fino a Mezzana, eseguita dal Genio militare.
15.01.2020, Come funzionava la cava di Ponteacco (2/3).
La cava di Ponteacco ha avuto due distinti periodi di funzionamento. Il primo era a cavallo della I Guerra mondiale, quindi dal 1907 al 1915, mentre il secondo era compreso tra il 1944 e il 1952, anno di chiusura dell’impianto. Era molto faticoso il lavoro degli operai nel corso del primo periodo: lavori manuali, spostamento di enormi quantità di materiale con l’uso di rudimentali mezzi di trasporto. La marna era convogliata su due distinte tramogge che facevano affluire il prodotto all’altezza dell’odierno Hotel Natisone. Si aprivano le saracinesche e in pochi minuti si riempivano i tre o cinque vagoncini della linea ferroviaria Caporetto-Cividale. Molto più articolata era l’organizzazione del lavoro durante il secondo periodo. C’era un luogo d’accesso all’impianto dove gli operai erano identificati, timbravano il cartellino e ricevevano gli ordini di lavoro. Per l’estrazione della marna si utilizzavano le cariche esplosive che erano ben conservate in una costruzione non distante dalla palazzina d’accesso. Forti boati scandivano il trascorrere della giornata ed in una delle tante esplosioni rimase gravemente ferito Carlo Coren, padre di Elio: un incidente sul lavoro con esito irreversibile in quanto una roccia piuttosto grossa lo colpì alla schiena causandogli lesioni che in poco tempo lo portarono alla morte…
14.01.2020, Come funzionava la cava di Ponteacco (1/3).
L’area dell’ex-cava di Ponteacco rientrerebbe a pieno titolo nell’ambito dell’archeologia industriale, che raggruppa gli antichi centri di lavorazione oggi dismessi. La grande voragine che ha deturpato la visione paesaggistica di Ponteacco, grazie alla vegetazione, assomiglia non più ad un grande buco, bensì ad una specie di parete rocciosa in mezzo al bosco. Nella cava del paese si estraeva la marna, una roccia sedimentaria composta da una parte argillosa ed una carbonatica (carbonato di calcio o “calcite”, CaCO3) utilizzata dopo la lavorazione per la creazione di miscele cementizie. Nella valle c’erano altri siti di estrazione, tutti minori: a Tarcetta, sopra Antro e ad Oculis. Si trattava di siti, questi ultimi, serviti da un’apposita linea ferroviaria a scartamento ridotto che collegava Tarcetta con Cividale, passando per Cras, Biacis, Oculis, Vernasso e Cividale. Più di qualcuno ha approfittato a proprio rischio e pericolo di effettuare qualche viaggio “a ufo” per recarsi a Cividale o per ritornare a casa. La cava di Ponteacco, tra le quattro nominate, era la più importante …
13.01.2020, Ieri al Centro.
Le stupende condizioni meteorologiche hanno favorito il primo esodo dell’anno. Numerosi paesani hanno percorso i sentieri del nostro territorio, raggiungendo Mezzana e anche il Matajur. La pista ciclo-pedonale Ponteacco-San Pietro al Natisone è stata percorsa da molta gente, sia a piedi che in bici. Per gli appassionati dello sci, la giornata di ieri è stata probabilmente indimenticabile sia per il cielo terso, che per la temperatura piuttosto mite anche in quota. Al Centro un buon via-vai di soci e l’argomento principale di discussione è stata la sconfitta della nostra squadra al gioco televisivo trasmesso venerdì sera su Telefriuli. Vari soci hanno espresso la loro opinione ed i loro giudizi. Laura e Patrizia hanno preparato gustose tartine e la prima parte della giornata è terminata poco dopo le 13:00. In pomeriggio è stato proiettato il film di Paolo Rojatti L’uomo di Stregna che narra le vicende umane ambientate a Stregna. La visione del film è stata accompagnata da una bagigiata che ben si accompagnava con il momento di relax. Un pomeriggio-sera insolito, numerosi i presenti, compresi i giocatori incalliti di carte. Auguriamo una buona settimana: ve ne racconteremo di belle!
12.01.2020, L’archivio di Ponteacco (2/2).
La Pro Loco ha consultato più volte gli archivi parrocchiale e comunale proprio per ricavare dati e situazioni familiari che abbiamo pubblicato nei nostri quasi 11 anni di appuntamenti quasi quotidiani con le news. I dati dell’archivio di Ponteacco riguardano soprattutto i movimenti finanziari della Veneranda, con la precisa contabilità delle entrate, delle uscite, dei prestiti, dei calcoli degli interessi, dell’intervento della magistratura contro i morosi. Si risale fino alla fine del Seicento ed è interessante analizzare gli aspetti dell’onomastica. Il Trattato di Campoformido del 17 ottobre1797 ha segnato la fine della Serenissima e il passaggio all’Austria con un nuovo assetto geopolitico dei territori. Il periodo di governo austriaco fu troppo breve per introdurre significative e durature modifiche all’apparato amministrativo. I comuni, intesi nel senso moderno, si svilupparono dal 1807 e tutta l’archivistica risentì delle nuove disposizioni in fatto di conservazione dei documenti. Con la cosiddetta “unità d’Italia” sancita con il famoso referendum del 99,99% di Sì (21 ottobre 1866) si aprì la strada alla riconfigurazione del sistema di amministrazione del territorio che ormai appariva nettamente suddivisa tra amministrazione civile e amministrazione ecclesiastica. Concludendo, possiamo dunque dire che l’archivio della Veneranda è un insieme di documenti contabili, quello comunale è attendibile dal 1866 in poi, quello parrocchiale dal Settecento.
11.01.2020, La sconfitta di ieri a Telefriuli.
La sconfitta di ieri a Telefriuli.
Detto in lingua friulana: “vonde!”, basta, è la quarta sconfitta che ci becchiamo. Per il quarto anno la nostra Pro Loco non è riuscita ad ottenere un punteggio accettabile. I nostri “avversari” di ieri erano più numerosi ed essendo Tolmezzo una città importante, ha potuto contare su un gruppo di suggeritori specializzati per ogni disciplina. Parliamo dello spettacolo televisivo “Lo sapevo!” trasmesso ieri seda da Telefriuli dove hanno gareggiato le due Pro Loco: Ponteacco e Tolmezzo. Domande non semplici, prontezza di riflessi degli uni a discapito degli altri, un pizzico di fortuna che è mancata: queste sono le motivazioni che ci inducono a rinunciare a questo simpatico gioco. La brava conduttrice ha sempre manifestato simpatia per il nostro paese e di questo la ringraziamo. È affascinata dal sentiero e dal Mulino che ha visitato più volte assieme al figlio. Ringraziamo le persone che ci hanno seguito da casa, i partecipanti alla trasmissione ed in particolare Bianca e Angelo che hanno sempre telefonato in diretta contribuendo ad aumentare il nostro punteggio. Se non altro si è trattato di una piccola vetrina sulle nostre attività. Poco prima della trasmissione, gli amici tolmezzini hanno ammesso di non aver mai sentito parlare prima di Ponteacco!
10.01.2020, L’archivio di Ponteacco.
Le fonti per la storia della nostra comunità sono rappresentate da una compagine di documenti ricca e variegata, conservata, tuttavia, in modo frammentario in tre diversi archivi: quello della Veneranda Chiesa di Ponteacco, dell’archivio comunale e del’archivio parrocchiale. Se l’archivio comunale si pone come fonte primaria per la storiografia più recente, la fonte più ricca di dati, utili anche per la ricerca e ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia, è l’archivio parrocchiale, utile non solo per gli aspetti religiosi legati alla somministrazione dei Sacramenti, ma anche quelli della vita sociale e politica dell’amministrazione territoriale. L’archivio parrocchiale è custodito nella Casa canonica di San Pietro al Natisone e necessiterebbe di una radicale riorganizzazione. L’archivio, infatti, contiene materiale proveniente anche dalle ex-parrocchie della Valle (Antro, Azzida, Vernasso …) e la quantità dei volumi è davvero notevole. Il parroco ha intenzione di metterci mano, di riorganizzare tutto l’archivio, di digitalizzarne alcune parti. Si tratta di un lavoro lunghissimo che potrà essere effettuato solo con il contributo di un team di esperti …
09.01.2020, La fumeria dietro la chiesa (2/2).
Con i fulminanti si accendeva una candela per facilitare l’accensione di queste sigarette primitive , per non utilizzare troppi fiammiferi svedesi. E giù, a fumare per una-due ore, anche se la lingua bruciava dall’acidità del fumo. I “superstiti” raccontano che quel fumo, non inspirato, era gradevole, dolciastro, lasciava profumate le dita che potevano diventare giallognole come quelle del nonno. Una volta tornati a casa era d’obbligo mangiare delle susine secche che avevano la proprietà di eliminare tutte le tracce olfattive del fumo. Con l’andare del tempo la congrega fu scoperta ed ogni ulteriore tentativo di accensione di una “spanjoleta” andò proprio in fumo. Ed era anche pericoloso poi mangiare le cìaspe secche (susine secche) perché il profumo del frutto in bocca originava l’immediata domanda inquisitoria della mamma: “As fàjfu?” – “Hai fumato?”.