31.03.2022, Il custode dell’acquedotto (2/2)

   La sorgente di adduzione scelta negli anni ‘40 si trova in località Brocchiana, oggi un borgo quasi disabitato nei pressi di Rodda. Scelta perché era la più vicina con acqua potabile e con una portata abbastanza costante. Fu creata una lunga condotta sotterranea che raggiungeva l’acquedotto del nostro paese. Nel corso degli anni, a causa degli smottamenti, la conduttura si era ridotta a un colabrodo, con vistose perdite nei pressi del cimitero di Brischis e sopra Perovizza. A destinazione arrivava solo una parte della quantità d’acqua immessa ed era necessario razionare il consumo, soprattutto d’estate. Nei periodi di pioggia abbondante, invece, l’apporto era abbondante e tutti gli adulti ricordano le vasche da bagno con acqua limacciosa. D’estate il problema era davvero serio. Era necessario chiudere le saracinesche per consentire il riempimento del serbatoio, che si apriva un’ora al mattino e una alla sera. Si trattava di un impegno non indifferente per Antonio, che si recava all’acquedotto, attendeva un’ora dopo l’apertura, per poi provvedere nuovamente alla chiusura. Così due volte al giorno. Era un compito affidato a una persona di estrema fiducia. Durante queste operazioni preferiva stare da solo, perché l’acquedotto, come ben possiamo intuire, è un sito particolarmente vulnerabile per un paese, per una città. Immaginiamo per assurdo una persona instabile, che versi una boccetta di veleno con il rischio di fare decine di vittime. Possiamo ricordare Antonio anche per questo generoso contributo che ha dato al paese.  

30.03.2022, Il custode dell’acquedotto (1/2)

    Facendo un bel passo indietro, fino agli anni ‘80, cosa avremmo potuto fare in questo lungo periodo di siccità? I problemi di approvvigionamento di acqua potabile sono stati un grosso problema per il nostro paese che, chissà, magari avrebbe avuto uno sviluppo maggioredi quello che è. Privo di sorgenti di rilievo e comunque insufficienti per i bisogni del paese, per Ponteacco mancava la condizione principale per permettere l’insediamento di stalle e anche di abitazioni. Il Consorzio Poiana è riuscito a risolvere la carenza idrica con una condotta dapprima volante, poi fissa, collegata con l’acquedotto di Tiglio, nei pressi dell’hotel. Un tubo del diametro di 8 centimetri provvede ancor oggi a mantenere il livello idrico del deposito del paese. Senza quest’impianto e con questo tanto prolungato quanto anomalo periodo di siccità che termina oggi, i nostri rubinetti sarebbero stati a secco per buona parte della giornata. Probabilmente un’ora al mattino e un’ora alla sera di acqua. Ma come avveniva la distribuzione prima di quest’importante contributo idrico? C’era una persona di fiducia che possedeva la chiave dell’acquedotto: Antonio Iussa, conosciuto in paese con il diminutivo affettivo di Tonison.

29.03.2022, In casa abbiamo una piccola miniera (2/2)

     In FVG la quantità di rifiuti elettronici ed elettrici è cresciuta del 7% dal 2019 al 2020, nonostante la pandemia o forse anche grazie a quella. Compriamo cose nuove, ma facciamo anche i conti con una tecnologia sempre più fragile, dai guasti facili, da cifre importanti per la loro eventuale riparazione, dai lunghi tempi d’attesa per le riparazioni stesse. L’UE è intervenuta con un regolamento che obbliga i produttori a rendere disponibili i pezzi di ricambio per almeno 7 o 10 anni dall’immissione sul mercato del modello acquistato. Noi, che con il tempo di siamo fatti una solida coscienza ecologica, siamo consapevoli che riparare e riciclare serve non solo a inquinare meno, ma anche a risparmiare i minerali preziosi e le terre rare contenute nelle apparecchiature. Le materie prime sono sempre più scarse ed è impensabile continuare a saccheggiare la Terra. Dove conferire il materiale recuperato? Questo è un problema che ancora non è stato affrontato.

28.03.2022, Ieri al Centro

   È stata un’autentica anteprima d’estate la domenica di ieri, trascorsa un po’ al Centro, un po’ fuori, con gite fuori-porta e passeggiate lungo la nostra fitta rete di sentieri e piste. Un bel turno quello di Marzia e Tonino con un buon afflusso di soci, tutti informati che domenica prossima si svolgerà l’Assemblea generale dei Soci dove saranno illustrati i conti, i bilanci e i programmi di quanto è stato fatto e quanto resta da fare. Forse martelleremo durante la settimana chiedendo la partecipazione di tutti. Varrà la pena perché al termine, ai presenti, sarà offerta la pastasciutta. Ieri tra i tavoli si è parlato di siccità, di fosche previsioni meteo per la settimana che inizia oggi, per la diffusa carenza d’acqua. Non sono mancati commenti sulla situazione in Ucraina e sull’andamento del virus che nel Comune di San Pietro al Natisone conta ben 11 contagiati. È oramai una consuetudine il nostro augurio di una buona settimana. Tornerà, sì, la pioggia, estremamente utile in questi periodi.

27.03.2022, In casa abbiamo una piccola miniera (1/2)

      Le case dei valligiani sono piene di telefonini, computer ed elettrodomestici da eliminare, da conferire nel Centro di raccolta di San Pietro al Natisone. C’è la tendenza a conservare questi rifiuti oramai inservibili, un po’ perché ci si affeziona all’oggetto usato e usurato, un po’ perché non si sa mai … Secondo un calcolo approssimativo, siamo convinti che almeno un buon 40% possieda almeno un’apparecchiatura elettronica depositata in qualche cassetto e forse il 20% ne possiede ben di più. Tutti siamo consapevoli che queste attrezzature inservibili dovrebbero essere consegnate il sabato mattina nel Centro, che poi provvederà ad inviarlo nei laboratori di recupero e riciclaggio. I cassoni di materiuale stoccato sono sempre stracolmi di vecchi monitor, stampanti ad aghi, vecchi stabilizzatori della TV, frullatori, fon e così via: si chiamano “rifiuti Raee” – Rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche che nel mondo hanno raggiunto nel 2019 la cifra “monster” di oltre 53 milioni di tonnellate …

26.03.2022, La nascita delle Gastaldie (3/3)

   Nel Trecento i valligiani scoprirono il mestiere del commercio. Vendevano legna da ardere a Udine con il preciso sistema d’oggi. I carri si fermavano a Cividale, dove la gente faceva acquisti o prenotazioni. Oltre alla legna, i nostri antenati smerciavano in pianura bestiame, lana, burro, formaggio, castagne, ricevendo in cambio cereali, sale, vino, tessuti e manufatti. Le gastaldie erano la fonte del diritto, le banche risolvevano le controversie. Nel 1419/’20 buona parte del Friuli passò alla Serenissima, con l’impegno veneziano di rispettare gli ordinamenti e i privilegi esistenti. I Dogi mantennero la parola, ma tale patto fu un’arma a doppio taglio che contribuì a mantenere il Friuli in una condizione di arretratezza sociale ed economica. Se la rivolta dei contadini veneti del ‘500 fu repressa spietatamente, sulla nostra popolazione i nuovi padroni usarono un guanto di velluto, preferendo applicare ai sudditi pesanti tributi, “Gravezze et faciioni ordinarie, reali et personali”. La “Schiavonia –scriveva nel 1555 il provveditore cividalese Alvise Marcello- per quanto sterile di biave et de vini, erano ricchi d’animali et pascoli, per cui si nutrivano di latticini, formaggi, castagne, noci ed altri frutti”. Le varie batoste venete coinvolsero i valligiani della Gastaldia d’Antro nella difesa dei cinque passi: Pulfero, Luivo, Clabuzzaro, Clinaz e San Nicolò.  

25.03.2022, La nascita delle Gastaldie (2/3)

   La Gastaldia d’Antro rivestiva un ruolo di notevole importanza, poiché comprendeva le Valli e perché al suo interno le organizzazioni vicinali avevano costituito un “maggior organismo a base sostanzialmente federale” denominato “Banca”, con un “Decano Grande” che rappresentava tutto il territorio. Successivamente le “Banche” divennero due –di Antro e di Merso- federate insieme, con centro in San Quirino, dove in occasione della fiera, istituita nel XII secolo, si riuniva il “Rengo delle due Contrate” per il giuramento di fedeltà al Patriarca prima e alla Repubblica di Venezia poi. Nelle riunioni dell’Arengo erano trattati argomenti di interesse comune. L’ordinamento godeva della piena giurisdizione civile e “criminale”, ma subiva grosse limitazioni alla sua efficacia pratica perché nel Friuli orientale erano presenti varie “Banche”: a Manzano, Albana, Brazzano, Neblo. Oltre a queste zone, non esistevano simili organizzazioni federali, ma si erano costituiti spontanei raggruppamenti in “ville” contigue una all’altra, che godevano in comune grandi aree pascolive, chiamate “comugne”. La principale attività della popolazione era la pastorizia, esercitata con transumanze verso le praterie di pianura in inverno e verso i pascoli montani d’estate. Nel corso di queste transumanze, i pastori friulani della pianura insegnarono a quelli della montagna l’arte del caseificio, come si rileva dalle misure del latte che ancor oggi nel tolminese sono in parte di chiara origine veneta.

24.03.2022, La nascita delle Gastaldie (1/3)

   Durante l’Alto Medio Evo, la scarsa popolazione del fondovalle natisoniano era concentrata in piccoli villaggi di poche abitazioni davvero essenziali, in pietra. Si era creata una rete insediativa a maglie molto larghe. Le abitazioni e le poche aree coltivate apparivano come aree immerse in un mare di “silvæ” incolte, dove le popolazioni trovavano nella caccia, nella raccolta di frutti selvatici, di erbaggi e di legna il complemento ai loro bisogni di mera sussistenza. Non si registrarono complicazioni rivendicative sui territorio, almeno fino al XII secolo, quando intervennero l’aumento della popolazione, la conseguente dilatazione delle aree coltivate, degli allevamenti e dei relativi pascoli. Si instaurarono nuove obbligazioni in mano d’opera, legna, animali e cereali a favore dei signorotti feudali che si erano stabiliti sul territorio, spartendoselo. La necessità di regolare l’uso delle risorse naturali, di risolvere le frequenti interferenze con altre comunità (con tanto di omicidi e regolamento di conti) e di opporre qualche difesa alle arroganze signorili, indussero la nascita di rudimentali strutture vicinali, alle quali fu riconosciuta successivamente la “bassa giurisdizione” riguardante le piccole controversie. Alla fine del Trecento nel territorio prealpino del Friuli oientale si erano affermati vari Signori feudali, con tanto di castelli o grandi case padronali: i Prampero, i Frangipane, poi i Savorgnan, Cergneu, Attimis, mentre dipendevano direttamente dal Patriarca di Aquileia le gastaldie di Cividale, Antro, Merso e Tolmino …

23.03.2022, Soia, i pro e i contro

   L’andirivieni di cimici della soia, dette anche “cimice marmorata o cimice asiatica”, la “Halyomorpha halys”, stanno mettendo a dura prova la pazienza di molti paesani. Da settembre a novembre cercano un nascondiglio nelle nostre case e ora vanno alla ricerca della libertà per riprodursi e ripresentarsi a inizio autunno. Responsabili sono le coltivazioni di soia che costituiscono l’habitat privilegiato di questi fastidiosi parassiti. È un insetto fitofago,  si nutre prelevando il contenuto di singole cellule della soia, erodendo porzioni di tessuto o sottraendo liquidi interni. Al momento non ci sono possibilità o soluzioni di contrasto. Vittima è la soia il cui contenuto di proteine è pari al 35 per cento contro il 6 di altri legumi. È considerata dai nutrizionisti un valido sostituto della carne, del pesce, del latte, dei formaggi o delle uova. Contiene anche carboidrati, grassi, quelli “buoni” e gli isoflavoni  simili all’estradiolo, il principale ormone femminile. Gli isoflavoni possono interferire positivamente con la fertilità, con la funzione tiroidea e ostacolano lo sviluppo del tumore al seno. Hanno una controindicazione per chi è allergico, poiché è potenzialmente allergizzante. Messi tutti questi elementi sui piatti della bilancia, le cimici e le proprietà della soia che abbiamo descritto, il giudizio su questa pianta è ampiamente positivo, nonostante la rompitura di questi insetti che ce li troviamo tra la biancheria, dietro lo specchio del bagno, nelle piegature delle tapparelle.

22.03.2022, La grande siccità

   Abbiamo lasciato alle spalle uno tra gli inverni più caldi e asciutti della storia. In paese nessuno ricorda non solo la totale assenza di neve, ma la rilevante assenza di pioggia, fattori che collocano la stagione appena passata tra le più anomale della nostra storia. Si tratta di una situazione che riguarda l’intera Europa centrale e forse più acuta nelle regioni sottovento, quali la Val d’Aosta e il Piemonte. Tranne le alte quote come il gruppo del Canin e del Montasio, la magnifica cordigliera di Alpi e Prealpi che si ammira da Udine nord e che a 180 gradi va da ovest a est, appare pressoché sgombra di neve. A Ponteacco la media annuale delle precipitazioni va da un minimo di 1.700 a un massimo di 2.000 litri d’acqua per metro quadrato. Se dividiamo equamente 1.800 litri per dodici mesi, senza calcolare i singoli mesi più piovosi o più siccitosi, abbiamo una media di 150 litri per metro quadrato. Dal primo gennaio a metà marzo sarebbero dovuti piovere 375 litri e invece, stando al nostro pluviometro elettronico, abbiamo avuto precipitazioni per soli 93 litri, dunque 1/4 del della media, ovvero il 25%. Ci lamentiamo giustamente del caro-bollette, ma ci dimentichiamo che abbiamo avuto un inverno tra i più caldi della storia e che il Natisone ghiacciato è un ricordo del passato remoto. L’anticiclone è ancora ben ancorato, dall’Africa alla Scandinavia, dunque ancora bel tempo, almeno fino al prossimo 1° aprile.