Durante l’Alto Medioevo la scarsa popolazione delle Valli si era concentrata in piccoli paesini, creando una rete insediativa a maglie molto larghe. Il primo insediamento ponteacchese risale al Duecento. Le abitazioni e i terreni ad essa attigui apparivano come isole immerse in un mare di “silvae”, boschi incolti e fittissimi (quasi come oggi), dove la popolazione trovava nella caccia e nella raccolta di frutti, di erbaggi e di legna il completamento ai loro bisogni elementari. Non esistevano complicazioni rivendicative sul territorio almeno fino al XII secolo quando intervennero l’aumento della popolazione e la conseguente progressiva dilatazione delle coltivazioni, degli allevamenti e dei pascoli, gli ultimi del fondovalle per estensione. La valle si restringe poco oltre Tiglio, limitando lo sviluppo dei pascoli, fatta eccezione per l’altopiano di Lasiz, che già a quei tempi era ambìto per la posizione rivolta a sud. Si instaurarono nuove obbligazioni di mano d’opera, di legna, di animali, di cereali a favore dei Signori feudali che si erano stabiliti nel cividalese.