01.06.2022, La fluitazione del legname lungo il Natisone (2/3)

Le piene dovevano essere consistenti, di almeno 200-250 metri cubi al secondo. Le zattere erano pronte, sistemate e ben ancorate in un luogo allagabile dalla portata d’acqua. La zattera era costituita da travi laterali e sopra erano inchiodate delle tavole di ultima scelta. Per assicurare il legname depositato sulla zattera, si praticavano fori laterali sulla trave in modo che le corde non toccassero il fondo, con il rischio di usura e rottura delle stesse. Sul ripiano di questo manufatto rudimentale si depositavano i tronchi, le travi o le tavole con carichi cospicui per il tempo: fino a 12-15 metri cubi di legname (un TIR contemporaneo ne trasporta 19). Una volta ben legato e assicurato secondo il consiglio di esperti, si attendeva la grande piena del fiume, una di quelle tre o quattro all’anno, consistenti. C’era tutto un calcolo di probabilità meteorologiche, di interpretazione dei venti, del tipo di nuvola, in modo che l’equipaggio fosse pronto alla partenza. Secondo la fonte archivistica, per condurre le zattere con partenza  (o transito) da Ponteacco, era necessario un giorno di navigazione per due persone, impegnate a solcare i vorticosi flutti del fiume, ad evitare che le zattere si sfascino contro le rocce all’altezza di di Ponte San Quirino e Premariacco, per poi raggiungere il Torre e l’Isonzo in piena, fino a Monfalcone. Il prezioso carico era poi trasferito sulle navi, direzione Venezia. La lavorazione del pregiato legno delle Valli impiegava circa 50-60 addetti e costituiva una microeconomia di non poco conto. È certo che il mestiere è passato di padre in figlio. Giunta a destinazione, la zattera si rendeva oramai inservibile ed era necessario un giorno di viaggio di ritorno a piedi per i due zatterai. Domani, giornata di festa, breve pausa per la redazione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *