Sembra che il quaranta per cento delle persone che hanno adottato il lavoro da casa (smart working, che in lingua inglese non ha senso), lavori lungo-disteso, prevalentemente sul letto. Il fenomeno avrebbe due spiegazioni: per chi vive in una casa piccola, o comunque con bambini costretti alla chiusura delle scuole e a far lezione tra le pareti domestiche, la camera da letto è spesso l’unico luogo in cui poter avere un po’ di pace. La seconda è che a letto si sta comodi, nonostante gli ortopedici e chiropratici ammoniscano sulle conseguenze a lungo termine. Immediatamente sono nate le prime guide e i primi consigli: poggiare il personal computer su un vassoio o un tavolinetto pieghevole (tipo quelli da colazione), o almeno un cuscino, in modo di non surriscaldare le coperte e permettere la corretta ventilazione del computer; mettere snaks, stuzzichini, bicchieri e tazze sul comodino per evitare spargimenti sul letto; tenere un cestino a portata di mano con penne, block-notes e cellulare; aggiungere qualche cuscino dietro la schiena; non stare in pigiama, ma indossare abiti comodi. Naturalmente ci sono i favorevoli e i contrari, come in tutti gli aspetti della nostra vita. Dopo i giovani, spesso definiti “sdraiati”, ora è il tempo degli adulti che, in piccola minoranza, li possiamo definire “coricati”.