Per molte persone, anche qui in paese, novembre è un mese triste, abbinato com’è alla commemorazione dei Defunti e alla mestizia delle celebrazioni. Ieri è “andata bene”, grazie a una provvidenziale tregua in questi periodi di turbolenza atmosferica. I cimiteri erano affollati: i quattro del Comune di San Pietro al Natisone trasformati e mantenuti in autentici giardini, altri vicini invece abbandonati dagli amministratori. Ad esempio, come si fa a lasciare una persona cara nel camposanto di Brischis? Fango, pericolo di scivolate, muffa, pozzanghere, spesso tombe irraggiungibili. Riflettendo sulla giornata dedicata a chi non c’è più, forse ci chiediamo perché la morte faccia ancora paura, stupidamente mistificata dalla festa di Halloween. Non riusciamo a sconfiggere questo tabù, a catalogarlo come passaggio obbligato. Forse perché la fine è un salto nel vuoto e il vuoto dà sempre una certa angoscia. Sarebbe impressionante elencare tutte le persone di Ponteacco decedute in questi anni, da quando abbiamo l’impianto computerizzato delle campane, il loro vuoto lasciato in molte case. Ma la fine e l’accessorio, se è possibile, devono restare lontano dallo sguardo, dalle nostre conversazioni, dai nostri pensieri tranne i primi due giorni di novembre.