Il 17 gennaio 1968 fu il culmine di una fitta nevicata senza interruzione, che interessò le Valli per 36 ore. L’imponente quantità di neve fu impossibile da gestire e molti paesi rimasero isolati, specie in montagna. Si verificò un lungo black-out nell’erogazione dell’energia elettrica causato dal peso della neve che spezzò molti cavi di bassa tensione, in quei tempi collegati di casa in casa, di palo in palo, come un dedalo di fili neri che ancor oggi si vedono nei Paesi dell’Est. La sospensione durò tre giorni per il fondovalle, alcuni in più per le frazioni in quota. Per i ragazzi del tempo, impegnati a slittare dal piazzale della chiesa fino alla fermata della corriera, si trattò di un’avventura fantastica, senza precedenti. Grazie all’assenza della corrente, tutte le scuole rimasero chiuse. L’interruzione passò in secondo piano: erano poche le abitazioni con la televisione dalla quale si poteva guardare solo il primo canale; le case erano riscaldate solo con stufe o cucine economiche, i fornelli a gas (pipigas) si accendevano con i fiammiferi svedesi, gli orologi e le sveglie erano tutti meccanici e in tutte le famiglie le candele erano a portata di mano. Il disagio finiva lì. La mamma organizzava la serata, si andava per tempo a prendere dalla nonna o dai Serafini il latte appena munto. Due o più giorni rappresentarono una gradevole novità, nonostante le interruzioni di corrente fossero quasi all’ordine del giorno, seppur di durata ragionevole. È necessario un paragone tra ciò che successe allora e il disagio causato dalla sospensione dell’erogazione dell’altro ieri a San Pietro al Natisone e Sorzento. Si è trattato di un provvedimento annunciato e motivato da urgenti lavori di manutenzione, che ha lasciato al buio mezzo capoluogo, dalle 17 alle 22. Domani descriveremo com’è andata …