I paesi che abbiamo attraversato sono proprio quelli che si vedono ora in tv danneggiati dai bombardamenti: piccole case in muratura e legno, dai colori molto forti verdi o blu, con recinti in legno e tanti alberi da frutto. All’interno delle case pareti e pavimenti sono ricoperti da tappeti per difendersi dal gran freddo e le stufe sono a legna o a carbone solo in cucina; poche case avevano il bagno e molte avevano ancora il pozzo nel cortile. Di notte le strade erano proprio buie, di notte si sta in casa. Vicino alle abitazioni c’erano gli orti, il lavoro dei campi era ancora come da noi fino agli anni ’50: carri, cavalli, asini, buoi, aratri e tanta forza di braccia con vanghe, zappe e rastrelli. Nei prati c’erano tante mede fatte proprio come da noi anni fa. Grandi zone pianeggianti erano coltivate per lo più da stranieri, italiani e tedeschi in primis: i campi erano lavorati con mezzi molto moderni, vi arrivavano macchine agricole enormi, autotreni con sementi e concimi, usavano la terra per coltivare e produrre quasi solo grano e si portavano via il prodotto. Non so se sia ancora così ma la gente da una parte era contenta per gli affitti che incassava, dall’altra si lamentava che a loro restava ben poco. La lingua ucraina ha molto in comune con la nostra lingua slava, in molti vocaboli cambiano solo gli accenti; dopo 3 giorni di permanenza Renzo parlava facilmente con loro e si capivano a vicenda. Ci siamo stupiti della cura nel vestire che le persone, e specialmente le donne, avevano nella vita quotidiana e ci hanno ricordato i nostri anni passati in cui il casual non aveva ancora preso piede. Le persone che abbiamo incontrato sono state tutte gentili e molto accoglienti, Ci siamo trovati veramente bene con chi ci ha ospitato e accolto con amicizia e condividendo con noi le loro usanze e abitudini. Abbiamo notato che il loro livello di istruzione, almeno dei più giovani, è molto alto. E’ con grande dispiacere che ora vediamo tutta quella distruzione e il dolore di quella popolazione. / La redazione ringrazia Bianca e Renzo per questa bella testimonianza.