Sono numerose le case piene di telefonini, computer, elettrodomestici, telecomandi, carica-batterie da buttare. Sono i rifiuti “Raee” (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Il 40% dei friulani dichiara all’Ipsos-sondaggi- di averne uno o due nell’armadio, ma il 18% afferma di averne anche cinque. Tutti siamo consapevoli che vanno portati in discarica, ad Azzida, conferiti negli appositi container di metallo, destinati al riciclo. C’è bisogno di maggiore sensibilità: l’accessorio che non funziona va eliminato senza esitazione. Una relazione di “Eiron Wee”, spacializzata nel riciclo parla di qualcosa come 53 milioni di tonnellate prodotte nel solo 2019 dimostra l’ampiezza del fenomenio. In FVG il mercato Raee è cresciuto del 5,5% dal 2019 al 2020, nonostante la pandemia, o forse anche grazie a quella che ha portato molte persone a far pulizie radicali durante il lockdown. Compriamo tanto, ma tanto e non soltanto perché inseguiamo l’ultimo modello, ma perché la tecnologia è più “fragile”: i prodotti durano meno, a volte due anni in meno rispetto a quanto indicato da chi li produce; sarà capitato a tanti paesani fare i conti con il guasto che avviene il giorno dopo in cui scade la garanzia. E affidarsi alle riparazioni dei tecnici, spesso non conviene. L’UE è intervenuta alcuni mesi fa con un regolamento che obbliga i produttori a rendere disponibili i pezzi di ricambio per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato del modello …