Nei secoli medievali, la principale attività delle popolazioni delle valli era indubbiamente la pastorizia, esercitata con transumanze verso la pianura durante l’inverno e verso i pascoli montani o di alta collina durante l’estate. Era piuttosto florido il commercio di legna da fuoco con Udine, dove arrivavano fino a pochi decenni fa i carri che partivano dai nostri paesi in quantità cospicue, così come il bestiame da carne, lana, burro, formaggio, frutta secca (noci, noccioline, castagne), ricevendo in cambio cereali, sale, vino, tessuti e manufatti a volte qui da noi sconosciuti. Se la media del reddito di Tricesimo e Udine superava di poco le 60 marche di denari, a Mossa valeva 24, a Cividale 20, nei paesi di fondovalle 7-10, Tolmino 5, Antro 3. Come possiamo notare, c’era una grande differenza tra l’economia della pianura e quella di montagna, che migliorò sensibilmente nel Seicento con l’introduzione del mais e nel Settecento con l’arrivo della patata.