L’assurda esperienza che stiamo vivendo in queste ultime settimane mai nessuno l’avrebbe immaginata. Ci sono persone che ricordano brutti episodi della II Guerra mondiale, molte di più che ricordano l’austerità dell’inverno 1972-1973, altre in più che ricordano i terremoti del 06 maggio e del 15 settembre 1976, poi Černobyl con la relativa sottostima dei suoi effetti (non c’era più nulla nei negozi!), quindi la guerra a due passi da casa nostra ed infine il Coronavirus. Possiamo dire di aver subìto molte esperienze inimmaginabili. In questi periodi di grande diluizione del tempo sono mutate anche le abitudini in cui inconsapevolmente ci siamo mossi ogni giorno, ovvero la quotidianità, il bere un caffè al bar, l’incontrare persone care, il trascorrere una serata in compagnia. Abbiamo dimenticato gesti appresi nel tempo e ci guardiamo un po’ perplessi. Il virus ha modificato la sequenza comportamentale, composta da stati fisici, cognitivi ed emotivi coordinati tra loro anche nel nostro piccolo paese. Non vale più la minuziosa pianificazione di ciò che c’è da fare: il tempo abbonda, determinati negozi sono chiusi o irraggiungibili, non c’è più la ripetitività del mondo fisico, l’andare a Udine appartiene a un vecchio ricordo per molti …