Le occasioni di svago, come ad esempio una serata con orchestra e brejàr (pista da ballo), erano piuttosto rare e non esistevano certamente i manifesti che pubblicizzavano la sagra o l’appuntamento. C’era il passaparola che si diffondeva in breve tempo. Visto che i luoghi di ritrovo erano raggiungibili solo a piedi, il ventaglio di offerte per i ponteacchesi di per sé era limitato: la sagra di San Pietro spalmata su 3 serate, la sagra di Tarcetta, quella di Sorzento, la sala di Cras e il salone di Ponteacco. Che incubo per le ragazze: sempre accompagnate da un adulto che con occhi più o meno severi controllava il comportamento delle giovani e del loro ballerini. Solo la Veglia, figlia di Silverio, persona molto seria e amante del divertimento, poteva andare libera e tornare a casa anche un po’ più tardi: «Kùaj sečna Velja», dicevano sconsolate le accompagnate. Ma comunque meglio poco che niente, meglio un’oretta che grattare i cjandìari (secchi di rame) nella cusina sporcja. I preparativi iniziavano già il pomeriggio con un bel bagno nella mastella e con l’asciugatura dei capelli al sole (chi mai possedeva il phon!) …