06.09.2020, Sempre accompagnate (2/2)

  Finite tutte le incombenze precedenti alla partenza, come il lavaggio dei piatti, delle stanjàde, dopo il riordino della cucina, l’allegro gruppetto partiva verso la destinazione sognando un incontro, l’avvicinamento di un bel ballerino cortese. Tanto per fare un nome degli accompagnatori, la Nadalia, lei si piazzava con le braccia appoggiate alla balaustra del brejàr e, carica di golfini, golfetti e scialli dati in consegna dalla comitiva, controllava lo svolgersi della serata. La parola d’ordine era: trovare un ballerino alto! Faceva una figura ridicola la ragazza che sceglieva un “tappo” che magari le arrivava al seno. In poche parole, i tappi stavano con le tappe e gli alti avevano ottime chances per scegliere, per fare nuove conoscenze. Noè, Zeje, Severot erano bravi ballerini ai quali nessuna ragazza poteva dire di no. Solo i ragazzi pagavano il biglietto e un addetto passava una cordicella attraverso la pista, chi era di qua doveva uscire, chi era di là, invece, poteva fare ancora il prossimo ballo. Alle 22:30 la Nadalia già sollecitava il rientro delle ragazze, poi, ancora uno, ancora un altro e un altro ancora, sta di fatto che alle 23:00 tutte erano sulla via del rientro a casa. Giusto sul più bello, proprio quando c’erano tanti ragazzi. In preda alla rabbia, sulla strada di Sorzento, le giovani “ghundulàvaju” (brontolavano) prendevano a calci i sassi dalla rabbia. Ma c’era la ragione: la Nadalia, o chi per lei, si sarebbe alzata il giorno dopo alle 04:30: c’era la komadare la stalla, da fare il fieno …

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