06.09.2023, Una famiglia scomparsa (1/2)

Parlare di Dolinda e Silverio Raccaro significa fare un salto nel passato di oltre cinquant’anni e questa notizia potrebbe avere delle imprecisioni. Le due persone al tempo erano già anziane. Vivevano all’inizio di borgo Fulla, sulla sinistra, in una vecchia casa che aveva dell’incredibile: la scala d’accesso era traballante, sicuramente insicura e alta. Sotto le rampe c’erano delle conigliere, mentre per salire sul “salar” (granaio o soffitta) i proprietari utilizzavano un’incerta scala a pioli appoggiata sull’ultimo gradino instabile della scala. L’abitazione era costituita da una specie di lungo corridoio (o per lo meno sembrava lungo) con la cucina, un tavolo abbastanza grande appoggiato al muro, una stufa e un sofà, mentre in fondo c’era una camera da letto. La stanza era dotata di due finestre piccoline che davano sulla piazza. I muri erano completamente neri a causa della fuliggine sprigionata dalla stufa. Nonostante tutto, l’abitazione aveva un qualcosa di familiare, di focolare domestico. Chi scrive, ricorda tutti questi particolari perché era addetto alla consegna e al ritiro delle buste gialle consegnate dal Parroco per finanziare l’acquisto dei costosissimi vetri colorati delle finestre della chiesa di San Pietro al Natisone. Un compito eseguito controvoglia che ha permesso però di “visitare” più volte tutte le case del paese, quelle con famiglie generose e altre meno pazienti. La famiglia Raccaro era costituita dai genitori, da una figlia e un figlio … oggi si sono perse le loro tracce.

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