Alla raccolta delle pannocchie seguiva anche una certa de-umidificazione dei grani, dopo averle ridotte in “čukòni” (tutoli, ottimi per accendere il fuoco) con il “čužnjak”, un attrezzo da infilare al polso a mo’ di semi-bracciale, munito di “denti” per consentirne la sgranatura. Ustìn del mulino non accettava il mais troppo fresco perché avrebbe impastato le macine e al posto della farina sarebbe uscita della poltiglia. Molte serate ponteacchesi si trascorrevano a mescolare su una rete apposita, collocata a poca distanza dalla piastra, quantità di grano, per asciugarlo, per togliere l’umidità. Altrimenti non c’era altro da mangiare se non il “cinquantin”, pannocchiette piccole, con i grani tondeggianti adatti a fare le “kartùfole”, i deliziosi pop-corn. A Sorzento il cinquantin era ben coltivato ed era considerato particolarmente gustoso. Un giorno, l’allora cappellano, don Francesco Venuti, organizzò una partita di pallone nei prati dove oggi c’è il nuovo insediamento residenziale. Una storica partita Ponteacco-Sorzento contro San Pietro. I ragazzi giocarono, ma durante la pausa tra il primo e il secondo tempo, e soprattutto alla fine, senza farsi notare dal sacerdote, si introdussero nell’attigua piantagione devastandone il raccolto. Infuriati i proprietari dei campi, si recarono in canonica e chiesero il giusto risarcimento per i danni causati dagli “affamati” di kartùfole. Il cappellano aprì il portafoglio, con tante scuse pagò …