È paradossale, ma la medicina occidentale tratta in modo diverso anche oggi il dolore fisico degli uomini e quello delle donne, considerate …irrazionali… pertanto meno credibili. Situazione impressionante che, sotto certi aspetti, ci riporta nel Medioevo. La Chiesa cattolica, soprattutto per le donne, vedeva nel dolore fisico la purificazione dell’anima! e questo fino a pochi decenni fa. I parroci del nostro circondario davano al dolore il potere di riscattare l’anima dai peccati e questo non valeva solo per le Valli, ma per tutt’Italia che ci ha visti per ultimi in Europa a conquistare il diritto di gestire il dolore con apposita terapia. Su quest’incredibile argomento, abbiamo pensato di fare una piccola ricerca e capire i contorni di quest’aspetto umano. Come sappiamo, il dolore è il sistema d’allarme del nostro coorpo, una sensazione che serve a farci capire che qualcosa non va. Ciò che rende il dolore una forma di difesa efficate è in parte anche quello che lo rende soggettivo: un’esperienza sensoriale ed emotiva gradevole. Il dolore ci protegge perché non ci piace e lo troviamo emotivamente stressante. Purtroppo la medicina occidentale moderna ancor oggi tratta il dolore degli uomini e quello delle donne in modo differente. Dicono, poi, che il dolore delle donne non bianche è sistematicamente minimizzato rispetto alle bianche e rispetto agli uomini. Per le sfortunate di colore si tratta di un dolore di III classe. Si dice che la medicina moderna occidentale approfondisca meno il dolore al petto di una donna rispetto a quella di un uomo, anche quando si tratta dei classici sintomi dell’infarto, infatti, stando alle statistiche, la prinipale causa di morte delle nostre signore è da addebitare a difunzioni cardiache gravi. Non è detto che alcuni medici libertini nelle loro diagnosi considerino i dolori femminili una forma di fissazione psichiatrica, spesso ricondotta alla depressione. Le donne ancor oggi (specifichiamo, non dappertutto) non sono ascoltate con attenzione. È un vergognoso retaggio della religione cattolica. La grande fede significava, e forse significa ancora, convivere con la sofferenza, che avvicinava la paziente alle sofferenze di Cristo sulla croce.