Il primo campanello d’allarme lo vediamo nella vita di ogni giorno, quando una percentuale di genitori disprezza apertamente l’autorità scolastica. Con micidiali WhatsApp il gruppo di genitori distribuisce facili insulti alle maestre, anche davanti ai figli, dentro e fuori le mura domestiche. Oppure le mamme che si impongono contro la vaccinazione dei figli, come se fossero oggetti da confinare in casa. Il risultato di questo modello incentrato sulla “privatizzazione” della sfera sociale è il cittadino-bambino, quello a cui è stata spiegata la vita prima che potesse viverla, quello a cui nessuno ha detto di no e che ora crede di poter opporre il proprio credo individuale a ogni norma condivisa. Mamme che sono riuscite a ridicolizzare il virus, madri che hanno figli disadattati, che necessitano insegnanti di sostegno. Madri che spendono tutta la vita cucinare e cucinare, a lavare e lavare, mentre la pigrizia avvolge il pargolo già abituato a stare steso sul divano. Da adulti avranno caratteri problematici come la vittima predestinata è la compagna o il compagno. Lo leggiamo ogni giorno sui giornali. In Svezia i giovani escono di casa a 17 anni, ma lì è un altro mondo: non si abbuffano di pasta Barilla, dove c’è casa