Se le pesche portarono fama a Rodda, contribuendo a migliorare il bilancio economico delle famiglie, Mezzana si guadagnò una certa fama per l’uva. Anche in questo caso i vitigni furono “portati” di nascosto dalla Grecia. Si trattò dell’impresa di qualche soldato, forse di Mezzana o dei dintorni, che trafugò da quel Paese il vitigno “St. Villard” o “St. Villart”, capace di fare un vino di qualità eccezionale. Come nel caso di Rodda, la vite si sviluppò rigogliosa a Mezzana, sui terrazzamenti sotto il paese, di cui oggi si vedono ancora delle tracce. Il vino di Mezzana raggiunse una certa notorietà tra i buongustai e gli appassionati di enologia. Non si poteva raggiungere il paese con l’auto per mancanza della strada carrozzabile, ma il vino, senza problemi era trasportato a Ponteacco con vari contenitori. La vite fu impiantata anche poco sotto la cava di Ponteacco, dove si notano ancor oggi le collinette di proprietà di Claudio Golles. Al vino fu dato un nome particolare: il Cividìn, termine che non è scomparso, vive con il “Coro Cividìn” di Vernassino.