Il furnel ha svolto il suo ruolo centrale nella vita familiare. Nelle case era sempre acceso, anche d’estate prima dell’arrivo del gas, o per cucinare la polenta. D’inverno il furnel accoglieva nelle sue vicinanze i bambini infreddoliti in partenza per la scuola. Il pane fatto in casa, che si stava cuocendo nel forno, inondava di profumo la sala. Sulla piastra borbottava il coperchio di qualche pentola, mentre il lonàz (pentola) fumante conteneva il latte per la colazione e uno ancor più piccolo la miscela di caffè od orzo. Una manciata di castagne abbrustolite e profumate era l’ideale per uno spuntino in aula con tutti i banchi di scuola messi a semicerchio attorno alla stufa, così come piaceva alla maestra Rade Podrecca Emma che si portava da casa le croste di formaggio da sciogliere sui 3 ripiani della stufa di terracotta “Zephir” e da gustarsele quando si trasformavano in “medaglie”. In città prevale la comodità del caldo uniforme, prodotto dal metano. Nei condomini tutto è sotto controllo: gli impianti si accendono e si spengono a date precise, decise dal legislatore non da Bernacca (meteorologo popolare di un tempo) in cielo. Chi ha la possibilità di accendere il camino è un autentico privilegiato.