Andiamo a naso (1/2)
Ogni epoca ha i suoi odori caratteristici. Sembra strano, è così. Ma cerchiamo di spiegarci meglio. Fino a una quarantina d’anni fa la via Corene del paese era una sequenza ininterrotta di profumo di polenta, soprattutto verso le 18:00. Irma, Malia, Nadalia, Ernesta, Marcella, Ilva aprivano le finestre anche in pieno inverno per far uscire il vapore e con esso il profumo della polenta che faceva venire l’acquolina e stimolava l’appetito. Avere il “ghnojàk” (letamaio) a quattro passi da casa era cosa normale, così come il profumo intenso della stalla o quello meno gradito dello “svinjak” (porcile). C’era il profumo dei fienili, del mosto dove si torchiava l’uva pigiata, l’odore “misto” delle cantine, tra botti di vino, salumi appesi al soffitto, formaggi, brovade. Ogni casa aveva la propria “impronta” odorosa, tipica di quell’abitazione …