Antonio Petrina conosceva a memoria tutte le orazioni, le preghiere e i passaggi della messa in latino. Non è cosa da poco perché le preghiere non erano ridotte all’osso come oggi, ma rispettavano il calendario liturgico che si suddivideva in preghiere per i nati, per i morti, messa della Settimana santa, delle Quattro tempora, di Natale, il rosario, le benedizioni delle case, delle stalle e dei campi. A questo si affiancava la sua gestualità di rispetto davvero fuori dal comune, nel senso che era un continuo inginocchiarsi e segni della croce. Antonio fu autorizzato dal parroco a distribuire la Comunione agli infermi e nelle visite ai malati aveva sempre una parola di conforto. Radunava alcuni chierichetti del paese, saliva le scale generalmente esterne dell’abitazione al suono della campanella, con tutti i “Pater noster” e “Dominus vobisque” che precedevano l’accesso nella camera. Questo piccolo corteo raggiungeva la persona bloccata a letto, o in convalescenza prolungata e anche la persona giunta alla fine della propria vita terrena. Quando arrivava Antonio con il suo seguito, si poteva guarire, ma anche morire.