Fino agli anni ’60 era il divertimento preferito dagli uomini, specie la domenica, giorno in cui si svolgevano autentici campionati. Oggi si chiama “bowling” e non è la stessa cosa poiché un conto sono le bocce e il pallino, un conto sono i birilli. Il gioco delle bocce è considerato uno sport, nel quale si lanciano delle sfere rigide, dette appunto bocce, e una sfera dal diametro inferiore detto “pallino”. Il lancio della boccia ha lo scopo di avvicinarsi al massimo al pallino. Purtroppo quest’interessante passatempo è stato riposto in soffitta, ma nel ventennio del dopoguerra ha fatto divertire e competere l’intera società. A Ponteacco c’era il campo da bocce nel cortile dell’osteria della Pina Tùzuka, lato Cral. Era un campo discreto che permetteva l’osservazione da un solo lato, essendo l’altro occupato dal muretto di contenimento. Altri due campi molto quotati erano quelli delle osterie di Tiglio e Cras, assai curati con una perfetta disposizione della sabbia o polvere di mattoni rullata appositamente e costantemente con un rullo-compressore. Succedeva spesso che le partite finivano con una generale alzatina di gomito, fatto che provocava le ire delle mogli, spesso a casa a komadare (governare) la stalla e a mungere le mucche mentre i mariti se la godevano. Forse non tutti sanno che la famiglia Serafini possedeva un proprio campo da bocce, nel grande cortile della loro casa. Giocavano con bellissime sfere fatte di legno, di un legno pesante, perfette nella circonferenza. Forse Carlo le avrà ancora?