Le lunghe e fluenti chiome delle nostre trisnonne! Arrivavano anche all’osso sacro, sistemate poi in trecce successivamente avvolte alla nuca per formare il “kukòn”, una sorta di “gubana” fatta di capelli che a qualcuno potrebbe ricordare l’immagine di Nilde Jotti o di Ave Ninchi. I capelli lunghi delle donne rappresentavano la fertilità ed erano sinonimo di bellezza. I maschi in passato apparivano più trasandati: la barba era fatta in base al tempo libero, spesso con uno specchietto appeso a un albero, i baffi erano molto folti e di fogge diverse, i capelli erano generalmente corti e sempre nascosti dal cappello, Anche nel taglio dei capelli la Chiesa non poteva non metter becco. Il Concilio di Rouen (1096) impose ai chierici e ai fedeli il taglio dei capelli, anche se queste disposizioni non furono seguite da tutti, pensiamo infatti agli eremiti, asceti, monaci, contemplatori, predicatori e pellegrini, tutti rigorosamente cappelloni e barbuti. I re e i nobili apparivano sempre sbarbati e con i capelli corti ad eccezione di Federico, detto proprio “Barbarossa” (1111-1190).