Ci sono numerosi e numerose ponteacchesi che lavorano da casa con la rivoluzione causata dalla pandemia. In inglese si dice in vari modi: “home working, smart working, home office” in questa continua offesa alla lingua italiana fatta da anglicismi che potrebbero tranquillamente essere costituiti con parole facilmente reperibili nel dizionario italiano, ad esempio: “lavorare da casa”. Questa è una tendenza in atto da tempo, iniziata oltre 10 anni fa in Finlandia con la ministro della famiglia, che aveva partorito a Rovaniemi e due giorni dopo, da casa, era presente on-line alla riunione del consiglio dei ministri a Helsinki, 600 km più a sud. Il lavoro da casa con il coronavirus è diventata un’esigenza universale: tutti quelli che possono lo fanno, tendendo presente che in Friuli non tutte le persone lavorano in ufficio secondo lo schema diffuso dai “media”. Ma chi può, grazie ai mezzi tecnologici, lo fa. Si tratta di dipendenti pubblici (impiegati, insegnanti) e anche studenti (è lavoro anche quello!) di ogni grado, a patto di possedere il computer e il collegamento Wi-Fi. Gli esperti di tendenze sociali sostengono che nell’era d.C. (dopo Covid-19) il femomeno acquisirà dimensioni ampie e durature …