Sfogliando gli annali degli articoli scritti da Francesco nel 2018 si può leggere quello del 5 maggio del 2018 che trattava di un tema su cui volevamo scrivere ma che possiamo ripubblicare così com’è, tanto nulla è cambiato! “Le liste d’attesa per gli esami medici”. A volte i paesani si lamentano per i tempi, spesso sconcertanti. Le liste d’attesa non dovrebbero esistere. Non è solo il desiderio dei ponteacchesi alla ricerca di una visita medica o di un esame clinico in tempi decenti. La norma che da sola potrebbe cancellare uno dei problemi più odiati della sanità friulana è tanto datata, quanto misconosciuta. Risale al 1998, quando l’allora Ministra della Saluta Rosi Bindi, si adoperò per varare la legge nr. 124 e tutt’ora in piena validità. La legge recita così: quando i tempi di risposta sono superiori a quelli previsti, è l’azienda sanitaria ospedaliera a farsi carico del problema se le attese eccedono i 30 o 60 giorni. Un paesano si è dovuto sottoporre ad una gastroscopia: 75 giorni in lista d’attesa per l’esame a San Daniele, domani invece a pagamento! Oltre il tempo indicato, insomma, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività intramoenia (esame presso lo studio privato del medico convenzionato), ovvero al paziente toccherà pagare solo il ticket, se non è esente, e la differenza la esborsa l’Azienda sanitaria.. Questa è una possibilità che non conosce quasi nessuno. Come mai pochi lo sanno? Scarseggiano le informazioni? O forse perché la Regione non ha alcun interesse a rendere noto questo diritto che risulterebbe essere costoso. Un responsabile del Tribunale dei diritti del malato di Udine riferisce che “le richieste dei pazienti di esercitare il diritto di avere la visita nei tempi fissati dalla legge sono pochissime”. Abbiamo segnalato il problema agli operatori del CUP, ma la norma dice che è compito del paziente fare richiesta e dunque è lui che deve muoversi nei confronti dell’Azienda sanitaria con l’inoltro di una semplice richiesta scritta:”Io sottoscritto xx chiedo di essere autorizzato ad effettuare la prestazione ricorrendo al regime intramoenia con il rimborso della parte eccedente il ticket…” e il problema è risolto in un paio di giorni.” (Francesco C. 05.05,2018). Concludiamo noi l’articolo specificando che tutti possono chiedere il rimborso all’ASL delle prestazioni fatte a pagamento ( se non è stato possibile farle in regime mutuabile nei tempi previsti) e si vedranno rispondere che la domanda sarà accettata ma, siccome la legge è stata pubblicata ma non finanziata, non ci sono i fondi per il rimborso. Il cittadino può rivolgersi al Tribunale del Malato che perorerà la richiesta di rimborso…insomma tanta burocrazia e pochi risultati.