10.12.2019 Brovada e muset.

Chi non adora la brovada? Questo è un piatto tipicamente valligiano e friulano, quanto mai attuale in questa stagione. Lo spieghiamo ai lettori più giovani: la brovada è la risultante di una comune rapa bianca, messa a macerare nella vinaccia e pronta per essere grattugiata e mangiata dopo 40 giorni circa. Si mangia cruda oppure dopo una lunga cottura. Il musèt (musetto) è simile al cotechino, leggermente diverso, dato che si adoperane parti del muso (da qui il nome musetto) del povero suino, sloggiato da poco tempo dal suo porcile. È abbinato alla brovada cotta che, essendo acida, riesce a pulire il palato dal sapore e dalla patina di grasso. I nonni di un tempo, sottoposti a grandi fatiche, avevano bisogno di piatti sostanziosi e saporiti. Oggi l’abbuffarsi di musèt genera problemi di iper-calorie che non collimano con gli interessi della dieta. La cottura va fatta in più riprese, si spegne il fuoco per qualche ora, anche per tutta la notte, poi si riaccende e si lascia cuocere ancora. Più volte si fa questa operazione e migliore è il risultato. Le rape erano immerse nella vinaccia (i resti dell’uva torchiata, prima della fermentazione) in capaci tinozze che rendevano l’aria della cantina irrespirabile talmente era penetrante quel mix di odori. Una volta maturata nella tinozza, era grattugiata con speciali grattugie assai larghe.

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