Prima che nascessero le latterie turnarie di Tarcetta, Azzida e Vernasso, ogni famiglia preparava il proprio formaggio, il burro di colore quasi giallo, la ricotta, a seconda della disponibilità di latte. A fine Ottocento c’era anche del latte ovino e caprino dati i costi elevati per il mantenimento dei bovini, nonché per la loro delicatezza di costituzione che li esponeva a malattie ed epidemie. La carenza di bovini impediva anche la produzione di concime di qualità, sufficiente per fertilizzare i terreni non proprio ricchi, come i nostri. Il pesce era legato ai numerosi precetti dei giorni di magro, poco di mare, cospicuo di fiume. Faceva eccezione il baccalà importato dal nord Europa, un tempo considerato il pesce dei poveri valligiani, oggi è una rinomata specialità. I valligiani, ma anche friulani in genere, lo cucinano a modo loro ancor oggi al punto che, nonostante l’origine del pesce, è diventato piatto tipico, più comune un tempo rispetto ad oggi.