La festa di San Martino, celebrata l’11 novembre, è una delle ricorrenze più sentite nel Friuli Venezia Giulia, regione ricca di tradizioni popolari che si tramandano da generazioni. Questa festa, radicata profondamente nella cultura locale, segna la conclusione del ciclo agricolo annuale e l’arrivo dell’inverno. San Martino è, infatti, un momento di passaggio che combina aspetti religiosi, rurali e sociali, intrecciando elementi pagani e cristiani. La festa di San Martino ha origini antiche, legate al culto di San Martino di Tours, un santo venerato in tutta Europa. Martino era un soldato romano che, secondo la leggenda, durante un freddo inverno, incontrò un mendicante infreddolito. Mosso a compassione, tagliò a metà il suo mantello per condividerlo con l’uomo. Questa azione di generosità e carità cristiana è diventata il simbolo di San Martino, un modello di virtù e solidarietà. In Friuli, la festa ha assunto connotazioni diverse nel tempo, collegandosi non solo alla figura del santo ma anche ai cicli naturali e agricoli. San Martino segna il periodo in cui si concludevano i contratti agricoli annuali, si rinnovavano le mezzadrie e si chiudevano i conti dell’annata agraria. Non a caso, il proverbio friulano “A San Martin, ogni mosto diventa vin” riflette il momento della fine della vendemmia e l’apertura delle botti di vino nuovo. In Friuli, come in altre regioni italiane, è comune parlare dell’”Estate di San Martino” per indicare quel breve periodo di clima mite che spesso si verifica a novembre, attorno alla festa del santo. Questo fenomeno meteorologico, caratterizzato da giornate insolitamente calde e soleggiate, è considerato un dono di San Martino, un’ultima parentesi di bel tempo prima dell’inverno.