Spesso i non più giovani commentano dicendo: “Ah, non sono più quello di una volta!”. Ma quando si comincia ad invecchiare? Secondo uno studio basato su un recente sondaggio pubblicato dall’Università di Milano, l’età della svolta è 42 anni, poco dopo il passaggio negli “anta”: appaiono le prime rughe, capelli e sopracciglia iniziano ad imbiancare, la forza e l’elasticità fisica non sono quelle di un tempo, appaiono spesso dolori alle articolazioni, la pressione alta e il diabete sono in agguato, il peso tende ad aumentare e si legge meglio con gli occhiali acquistati in farmacia. Sempre secondo il sondaggio citato, dopo i 34 anni inizierebbe la parabola discendente. E non è solo il nostro sguardo allo specchio a condizionare quanto ci sentiamo vecchi, ma anche quello con cui ci vedono gli altri. A 40 anni un ricercatore universitario è considerato giovane, mentre un giocatore di pallone è da anni a fine carriera. C’è poi l’età psicologica, ovvero quella che ci sentiamo addosso, che incide molto sull’età biologica e sulla salute perché il sentirsi giovane rallenta il decorso della malattia. Gli anni vanno su, certo, ma bisogna abbandonare l’idea che invecchiare sia sinonimo di malattia, morte vicina, mancanza d’amore e di intimità. Anche nella terza e quarta età è necessario guardare al futuro, avere e creare progetti, essere motivati e mantenere attive le facoltà mentali. Domani aggiungeremo una breve appendice, una sorta di piccola guida che potrebbe contribuire ad effettuare qualche riflessione …