Infatti Ustin Dorbolò e i suoi antenati curavano sì la rosta di deviazione a circa 100 metri dal mulino, lato Ponteacco, ma il loro impegno costante riguardava soprattutto lo sbarramento a monte dell’isola dei Salici (proprietario Carlo Serafini) dov’erano conficcati in profondità tronchi di castagno in verticale e frasche, radici, tronchi ed altro materiale in orizzontale. Dopo ogni piena del fiume due o più persone si recavano su, aggiustavano, tamponavano, miglioravano la struttura costituita da materiale naturale. Oggi il fiume è governato da Trieste, da pseudo-ingegneri idraulici che non si sono adeguati ai tempi moderni, quelli che hanno orientato i lavori idraulici sulla più totale naturalezza: via gli argini artificiali, allargamento dei letti dei fiumi, piantumazione di migliaia di salici. Poi, guai a toccare una pietra del fiume: siamo arrivati a questo! Si rischia un procedimento penale anziché conferire medaglie a chi lo fa. Intanto il fiume deposita-deposita e noi, furbi come al solito, importiamo la ghiaia e la sabbia del Natisone dalla Slovenia!