(Articolo di Elvira C.)
Tutti sappiamo che l’antica scrittura egizia, ovvero il geroglifico, è stata decifrata grazie a un incredibile ritrovamento avvenuto nel 1799 da parte di un soldato napoleonico. Si tratta della celebre Stele di Rosetta, scoperta nella città di Rosetta, su cui era riportato lo stesso testo in tre diverse grafie: il greco classico, il demotico (la scrittura popolare quotidiana degli Egizi) e il geroglifico. Nonostante la presenza del greco antico abbia offerto un punto di partenza per la traduzione, la decifrazione del testo geroglifico non fu immediata, come potrebbe sembrare. Ci vollero infatti molti anni di studi e ricerche prima che, il 14 settembre 1822, Jean-François Champollion trovasse la chiave di lettura di questa antica scrittura, intuendo che si trattava di un sistema complesso, dove ogni disegno poteva significare ciò che rappresentava, oppure avere un valore fonetico indicando una o più consonanti, oppure ancora cambiare significato a seconda del contesto in cui era inserito. La genialità di Champollion, studioso francese, si manifestò fin dalla giovane età. A soli 17 anni, aveva intuito che l’antica lingua egizia fosse l’antenata del copto, lingua che egli aveva da tempo approfondito. Già a 8 anni, quando frequentava il liceo nella sua città natale, Champollion padroneggiava il latino, il greco classico e l’ebraico. Successivamente, ampliò le sue conoscenze studiando anche l’arabo, il siriaco, il cirillico, il caldeo e altre lingue antiche e moderne. A soli 12 anni, Champollion si era ripromesso di decifrare i geroglifici egizi, un obiettivo che avrebbe perseguito con determinazione per tutta la vita. Grazie alla sua straordinaria conoscenza delle lingue antiche, alla sua perseveranza e al suo amore per la storia dell’antico Egitto, riuscì a realizzare il suo sogno, aprendo la strada alla comprensione di una delle civiltà più affascinanti della storia.
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