Anche a Ponteacco il fenomeno dell’emigrazione si fece sentire. Tutt’oggi ci sono numerosi paesani “persi”, nel senso che non rientrerebbero più nel loro paese natio. L’emigrazione fu l’unica possibilità di fuga da un territorio molto povero, dove lo Stato preferì investire in bunker e caserme, anziché incentivare la creazione di posti di lavoro qualificati. Si preferiva la “fuga” per garantirsi un accettabile livello di dignità, seppur con sacrifici e umiliazioni. Quelli che rimanevano, oppure che preferivano rientrare dopo un periodo all’estero, se la dovevano vedere con una mentalità imprenditoriale friulana ostile nei confronti dei lavoratori locali. È stata dura con gli ex-contadini diventati manager della sedia o del mattone. Quello degli emigranti fu un autentico sacrificio umano, anche se molti per fortuna hanno avuto fortuna e benessere. La statua del minatore di San Pietro al Natisone rappresenta il sacrificio di numerosi paesani finiti nelle profonde miniere belghe. È stato proprio Edoardo Manzini, presidente per anni dell’Associazione ex-Minatori. La statua al minatore è opera di Marco Predan di Zabrida di Cravero, emigrato in Belgio, dove si è affermato come scultore e apprezzato artista.