Ci siamo già occupati della severità, oggi impensabile, di don Walter, parroco di Antro. Uomo possente, dotato di voce baritonale, severo, con alcuni, severissimo e anche manesco con altri, comunque dotato di grande fede. Incuteva timore ai suoi parrocchiani, ma anche ai numerosi ponteacchesi che si recavano ad Antro un paio di volte all’anno. Un nostro socio di Tarcetta ci ha raccontato episodi a lui capitati, che oggi potrebbero rientrare senz’ombra di dubbio in concreti reati. Ma quelli erano i tempi e i contesti. Parliamo del periodo compreso tra gli anni ’50 e metà degli anni ’60. Tutte le famiglie della parrocchia di Antro (Spagnut, Biacis, Cras, Tarcetta, Antro, Pegliano, Spignon e Coliessa) dovevano consegnare al parroco poco prima di Natale una “amza” (prosciutto della zampa anteriore del maiale”), un “socòl” (ossocollo) e uno o più salami. I pochi che hanno avuto il privilegio di entrare nella vasta cantina della canonica di Antro, raccontavano di lunghe file doppie o triple di salami piccoli-medi-grandi, di ossocolli piccoli-medi-grandi … Più generosa era l’offerta, più la famiglia godeva di stima o privilegi.