È sempre stata l’elemento mancante delle estati del nostro paese. I ponteacchesi non hanno potuto godere di sorgenti abbondanti che dissetassero le persone, gli animali, gli orti e per ultimi i campi. Per averla, i contadini erano disposti a fare molte cose, anche proibite. Per ottenere la tanto attesa pioggia, dopo settimane e settimane di arsura, dal Medioevo fino a qualche decennio fa, i paesani e i valligiani in genere, si rivolgevano alla Chiesa che molto volentieri celebrava messe, tridui, novene, vesperi e funzioni religiose di ogni tipo. Una di queste era la famosa “Ad petendam pluviam” che prevedeva processioni lungo le strade di campagna verso Tiglio e Sorzento, le stesse che qualche mese prima erano già state battute dalle Rogazioni del 25 aprile. Il parroco non partecipava a questi riti e inviava il cappellano e la gente si sentiva ancor di più abbandonata, in preda al male atmosferico e quindi era propensa ad usare autonomamente i “dispositivi” religiosi.